STORIE DELLA PREISTORIA – Alberto Moravia
Saggezza bestiale
Date retta a me, lettori fortunati, voi che state per iniziare a gustare queste delizie, queste storie stuzzicanti e ammiccanti, scritte in una lingua italiana così pulita, così elegante, così piacevole: ebbene mettetevi nelle condizioni d’animo giuste per meglio apprezzare le pagine saporite in cui fra un poco sarete immersi. La cosa migliore da fare, a mio avviso, è quella di tornare con la memoria a certe esperienze che forse avete compiuto. Avete mai visitato un giardino zoologico, siete stati allo zoo, magari anche solo nel piccolo zoo di un circo di passaggio, un po’ mal messo, con pochi animali?
Forse alcuni di voi hanno partecipato addirittura a un safari fotografico, altri hanno passeggiato in parchi naturali, chiusi dentro una jeep, ma non basta ancora: prima di leggere queste storie è bene rammentare altre esperienze, come la frequentazione di un museo di storia naturale, oppure quella di un museo zoologico, o quella di un grande orto botanico. Così, se avete riportato la memoria in quei luoghi o a quelle immagini, siete quasi pronti. Ripensiamoci insieme un momento. Come è noto, gli zoo sono luoghi di delizie per noi che guardiamo, e forse luoghi non proprio lietissimi per gli animali che in essi sono rinchiusi. C’è, però, negli zoo, un’atmosfera speciale, in cui si è immersi. Noi li spiamo, loro contemplano noi, ci sono incroci di sguardi, dopo un po’ le parti sembrano rovesciate. C’è un certo saggio stupore negli occhi di quella scimmietta pensosa che ci guarda immobile. Chissà cosa penserà di noi, mentre segue il nostro sbracciarsi, le bizze che facciamo con i genitori e i loro amici e i figli degli amici, o mentre scuote il capo perché le sembra di capire che abbiamo mangiato troppo fiordilatte in trattoria e ora abbiamo un viso stranamente rosso? Nello zoo, noi e loro siamo molto vicini, siamo messi a confronto. Sentiamo ben presente, proprio per questa ragione, la grande distanza che ci separa. E dire che le bestie, specialmente nei libri, nei fumetti, nei film di animazione, perfino nei documentari scientifici televisivi, ricevono continue trasformazioni che devono rendercele più amiche, più vicine, più simili a noi. Chi pensa mai ai topi, a quei grossi topi di fogna dal muso grifagno, dalle zampette infide, dall’aria inconfondibile del divoratore, mentre legge le avventure di Topolino? E, tuttavia, Topolino è pur sempre un topo. E certo nessuno rammenta il proprio caro micione, addormentato in salotto, grosso e tenero come un ciambellone ricoperto di pelo, quando ammira le furfanterie di Gambadilegno, che è un gatto, come è noto. Gli animali veri hanno ben poco in comune con gli animali descritti, filmati, disegnati.
Un buon rapporto con gli animali si ottiene proprio quando si sa apprezzare la loro diversità, quando li sentiamo lontanissimi da noi, quando non pensiamo di doverli umanizzare ad ogni costo. Anche il micione del salotto, del quale pensiamo di sapere tutto, che spesso ci appare prevedibile (specialmente nel momento, o nei momenti, in cui ci domanda da mangiare, e spesso sembra il proprietario di un buon orologio, tanto è preciso nel chiedere il rispetto degli orari) è pur sempre un mistero, per noi, perfino lui. Moravia è stato il raffinato cronista di questo mistero. Nelle sue storie di animali è partito proprio da lì, dal desiderio di rispettare la loro distanza, la loro lontananza, proprio mentre si avvicina a loro moltissimo, proprio mentre li scruta con un occhio tanto acuto.
Quella che Moravia ha battezzato madre Na Tura, non è una signora buonissima, pronta a far doni, a fornire regali, delizie, premi. No, quando i Maia Lini vanno da lei a protestare perché gli uomini li mangiano, si svolge questa scena esemplare, degna di una attenta meditazione: “Ad un certo momento, quando siamo grassi al punto giusto, ecco, ci legano per i piedi a una specie di catena che scorre. La catena scorre con un fracasso terribile, e loro, via via, ci sgozzano, ci dissanguano, ci squartano, ci fanno a pezzi. Non insisto sul modo con il quale questi pezzi vengono poi preparati; basti dire che veniamo trasformati in tanti oggetti che loro, a quanto pare, chiamano salsicce, prosciutti, zamponi, salami e così via,…
(…Prefazione di Antonio Faeti)
quando una prefazione ti accompagna per mano …
ed anche 100 righe lo fa!
ciao Caigo 😉
è uscito il mio libro!
http://www.francescabertoldi.com/?p=1324
http://perronelab.it/node/356
baci!!!
Mi piace leggere. Letture intense che danno qualcosa.Il mio libro preferito non esiste. Pure se ho letto tre volte il profumo di Patrick Süskind e poi amo l´ultimo di Isabel Allende La somma dei giorni. L´amo come modo di donna che scrivere. Pure se ultimamente Isabel non e´piú la scrittrice della casa degli spiriti. Ho preso ultimamente un pó di libri editore dtv, in zweisprachig ( Deutsch und Italienisch)
Amore all´Italiana di Theo Schumacher.Dove c´è un racconto italiano di Alberto Moravia L’evasione – Der Ausbruch ..Interessante Moravia. Adesso però dovrò cercare di prendere questo che consigli tu. Noi esseri umani paragonati ad animali? Si siamo animali 🙂
😀
Non ho leto questo libro ma sicuramente, da scrittore grande e sensibile, Moravia ha saputo rappresentare anche la psiche animale. Se chiedi al mio gatto… ti parlerà 😆 bene di me, comunque.
Gatto corrotto da decine di scatolette? 😉
io voglio solamente conoscere il riassunto di pinguinone per favoredove posso trovarlo 😆
@ sara: Di certo qui non posso pubblicare l’integrale. L’editore non gradirebbe. 😆