Storie

Proteggere il cucciolo umano

E sono 24. Il mio “cuginetto” ha festeggiato il proprio compleanno con una festa alla sua maniera, barbecue in giardino e musica fino all’alba.
Con il passare degli anni queste feste diventano sempre più tranquille, si mangia, si beve, si canta… ma la caciara adolescenziale sta lasciando il posto ad una forma di divertimento più sobria, più matura; ci sono sempre un paio di signorine dal “bicchiere allegro” che riescono a farsi riconoscere ma comunque nulla a che vedere con le performance e le conseguenze subite da miss versami da bere.
Quasi come fosse un rito, il giorno dopo la festa la famiglia si è riunita in una simil-assemblea-condominiale dove, tra una chiacchiera e l’altra, sono usciti i ricordi di 24 anni fa.
Fu un giugno particolare perché in quei giorni sia mia madre che entrambi i miei nonni erano ricoverati in ospedale. Circostanza che portò al rientro/arrivo a casa di ben quattro persone nel giro di poche ore. Ovvio che ci fosse una certa euforia nell’aria vista la coincidenza di tutte queste belle novità eppure,ancor oggi, l’immagine più forte legata a quel giorno è quella dell’incontro del neonato con il cane che avevamo allora.
Rochi (questo era il suo nome) era quello che oggi si definisce un bastardino ma che allora si poteva ancora considerare pùmaro, ovvero il cane del contadino, il cane del pollaio. Rochi non entrava mai in casa, il suo posto era lo zerbino davanti all’ingresso, la porta poteva rimanere aperta eppure lui non varcava mai la soglia…fino al quel giorno.
Il bambino venne portato in casa dai miei zii (attenzione, non i genitori del piccolo ma due persone comunque ben conosciute dal cane) che lo appoggiarono con la sua cesta sopra il divano. A quel punto il cane, trovata la porta aperta entrò e lentamente si avvicinò al divano, li si fermò e rimase a guardare il bambino.
Dopo qualche istante la zia fece per avvicinarsi ma si fermò subito perché, tra lo stupore di tutti, il cane le ringhiò contro. Rochi in quel momento aveva “adottato” il bambino.
Nei mesi successivi ogni volta che il piccolo venne portato fuori di casa il cane gli rimase sempre accanto. L’immagine che abbiano di quel periodo è quella di mio cugino in braccio a sua madre seduta in giardino. Ed il cane sotto la sedia.

13 pensieri riguardo “Proteggere il cucciolo umano

  • E vai con le feste! :mrgreen:
    Che bella storia e che bel cane.

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  • Bellissimo racconto/ricordo, che conferma come gli animali di casa nostra si fanno anch’essi carico della famiglia! E spesso lo fanno con maggiore serietà e convinzione degli umani… fino alla morte.

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  • io ganimede

    Per tanti motivi non ho mai potuto tenere un cane (purtroppo) leggere questa storia mi fa sorridere il cuore.

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  • Laika si chiamava il cane che, col nipotino piangente aggrappato al pelo, rientrava in giardino, ben attenta al traffico che transitava sulla strada.
    E non era un cane di alto lignaggio!

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  • Sig Giovanni

    Un ricordo tenerissimo.
    Mi ha divertito la storia di versami da bere, continua a venire alle feste di tuo cugino?

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  • Rochi aveva veramente un bel musetto. Dolcissimo. 😀

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  • Sui cani ce ne sarebbe da scrivere! Ho avuto due cani, uno l’abbiamo perso a 6 mesi per una malattia,quello attuale ha due anni e mezzo e credimi non c’è “persona” al mondo che ci “senta” meglio di un cane. 😀 Ciao!!!

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  • Che bello Rochi, un self -made dog, un cane fantasia o real mix 😀 , come Skip vero !
    Il mio commento è un po’ di parte 😉 , ma riconosco che ogni cane, con un temperamento proprio, affettuosamente segna la storia personale e familiare.

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  • Grande Rochi! Un vero eroe a quattro zampe.

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  • Voglio conoscere versami da bere. 😀

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  • Stasera faccio anch’io il mio mini barbecue, non come quelli di tuo cugino ma spero comunque buono. Tre invitati e speriamo di non bruciare nulla!

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  • Mi piace leggere i ricordi delle persone…
    Poi bella la festa in giardino e la riflessione su come cambiano (e come cambiamo) nel corso degli anni…

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