Venezia, carnevale e la peste

Sono molte le maschere di carnevale ad avere un aspetto sinistro.
Già la parola stessa, maschera, ha origini poco allegre; màsca, masc, sono termini del periodo medioevale che stavano ad indicare streghe e stregoni o anche fantasma in epoche più remote.
Nell’evolversi del significato non si può escludere l’influenza Araba con i verbi burlare o deridere ma qualunque sia la vera origine della parola ne resta comunque il significato per niente allegro, nonostante si accosti l’uso della maschera quasi sempre ad un ambito festoso.
Tra tutte le maschere che conosco una in particolare mi ha sempre inquietato. La figura di un uomo avvolto da un mantello nero, un ampio cappello sulla testa ed il viso celato da una grottesca maschera dove spicca un vistoso becco d’uccello. Si tratta del “medico della peste” e non è una maschera nata dalla fantasia popolare ma una vera e propria uniforme che i medici Veneziani indossavano quando la peste mise in ginocchio la città.
All’epoca la medicina si muoveva ancora a cavallo tra superstizione, intuizioni e spiragli di scienza. La peste era vista come un male portato dagli spiriti se non addirittura come “castigo di Dio” e per questo veniva affrontata indossando un abito “pauroso”. L’unico debole aggancio scientifico stava nel vistoso becco della maschera (pensata dal medico Francese Charles de Lorme) che conteneva delle erbe medicamentose, utili a contenere le esalazioni malsane dei corpi in putrefazione ma dalle opinabili proprietà protettive dal contagio; a questo dava maggiori garanzie di successo la bacchetta che il medico della peste usava per scostare le vesti dei malati senza toccarli.
Passati gli anni terribili del morbo l’uniforme si trasformò in maschera vera e propria diventando uno dei tanti ingredienti del carnevale Veneziano. Non sappiamo se questo sia dovuto al suo aspetto grottesco o sia stata una scelta per esorcizzare il dolore del passato, difficile dirlo, certo è che oggi non tutti conoscono le origini di questa tragica maschera (possiamo veramente dirlo).
Chissà se, e quante, maschere che vorrebbero divertirci nei giorni di carnevale hanno un passato altrettanto triste…
Immagine: Elaborazione di un acquerello di Giovanni Grevenbroch

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17 commenti

  1. interessante. se devo esser sincero, vedere tutte queste persone di una certa età che poi è la mia, tutti agghindati con maschere del settecento, mi mette tanta tanta malinconia (soprattutto a Venezia nelle feste snob)

  2. M’immagino la povera gente malata di peste che si vedeva arrivare davanti quest uomini vestiti come spettri. Terribile. 😥

  3. Trovo che le maschere siano tutte inquietanti. Sarà che di mio mi trovo a disagio davanti ad una persona dal volto celato ma la cosa proprio non mi piace.

  4. Ho fatto la stessa riflessione di mex pensando ai poveri appestati che si trovavano mamuozzi di tal fatta al capezzale.

    Non ricordo altre maschere con un triste passato, però oggi ne esistono alcune horror terrificanti! 👿

  5. @ stefitiz: Per me più che malinconia è una visione “fuori posto”. Forse il carnevale di Venezia si è snaturato, forse sono i tempi che cambiano o forse…boh…
    mex: Già, l’inferno che prendeva forma….
    @ dexter: Come quelli che indossano gli occhiali scuri anche dentro gli edifici? 🙂 Concordo
    @ skip: Alcune di quelle moderne arrivato in “prestito” dalla filmografia horror. Non c’è da stupirsi che ci facciano un certo…effetto.
    @ filo: la bautta o bauta è QUESTA . Come vedi non ha un vero becco ma specie di copertura per la bocca.

  6. Ho deciso. Non verrò MAI a venezia per il carnevale.
    Dovessi incraciare di sra uno vestito come quello dell’immagine come minima me la faccio sotto! 😯
    Con questo post hai fatto danni al comune di venezia. Un turista in meno! 😛

  7. All’epoca, la chirurgia era praticata dal “Cerusico”, un barbiere che faceva pratica sui cadaveri.
    I medici comuni, per lo più monaci, manipolavano le medicine e proponevano le cure.
    A scopo terapeutico si praticava anche la fustigazione contro la febbre quartana, la pazzia e la frigidità.
    Ma la ricetta più piacevole era l’amore, raccomandato contro l’emicrania, l’inappetenza e la diarrea.
    Al capezzale di Luigi VII° re di Francia, che aveva appunto la diarrea, fu convocata una famosa pulzella. Ma il re di Francia, che era molto bigotto, preferì tenersi la diarrea, rifiutandene i suoi favori.
    Insomma, ci si curava così, in modo empirico. Uno si svegliava alla mattina col mal di testa perchè aveva fatto le ore piccole tra ombrette e grappini, chiamava il medico e questi, dopo averlo visitato, estraeva il ricettario fotografico e gli diceva:
    « Dai, fatti una scopatina con questa o con quest’altra, che ti farà benissimo.»
    Fortunatamente oggi abbiamo le industrie farmaceutiche.
    Se ti senti un cerchio alla testa a causa delle sovracitate bevute, chiami il medico che ti dice:
    « Dai, prendi una suppostina che ti farà benissimo.»
    Tu te la cacci su e….. sospiri.

    Tratto da La storia che divenne una bella fiaba – Albatrho.s Editore – 1991

  8. @ zago: Ho fatto danni? Se così fosse la prossima volta che vado a Venezia mi dovrebbero tagliare in due la tessera imob. Vedremo. 😛
    @ lovecraft: Secondo tradizione uno sciamani dovrebbe guarire le persone. E il medico della peste? Non so.
    @ il THeO: Trovo interessanti alcune “terapie” del passato. Proporrò al mio medico di seguire gli insegnamenti del collega che seguiva Luigi VII°. Da parte mia m’impegno a seguire i suoi consigli e non fare di testa mia come il re di Francia.

  9. Sono stato a venezia proprio quest’anno ma non ho incontrato nessuna maschera come quella che hai postato. Sono maschere rare o cosa? 😕

  10. @ zago: Così ti offro un buon caffè.
    @ Diana: Concordo, restano comunque inquietanti.
    @ the blade: (ben ritrovato). Pur abitando in zona raramente vado a Venezia nel periodo di carnevale.Onestamente “dal vivo” queste maschere le ho viste una sola volta in una specie di set fotografico vicino a San Marco.

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