La bambina con la tanica gialla

tanica giallaNdidi si sveglia sempre all’alba, sa che dovrà percorre tanti chilometri a piedi ed è bene farlo prima che il sole arroventi l’aria.
Corri Ndidi! Corri!
È piccola e ossuta ma ha tanta forza nelle gambe, due polmoni generosi ed un cuore allegro che non le fa sentire la fatica.
Corri Ndidi! Corri!
Dodici.
Dodici sono gli anni che compie oggi e dodici sono i chilometri che ogni giorno deve percorrere per andare a riempire d’acqua la sua tanica gialla. Curioso vero?
Ndidi ama correre, è la più veloce di tutti e non importa se al ritorno, appesantita dalla tanica piena, gli altri la raggiungeranno. Al pozzo lei arriva sempre per prima.
Le cose cambiano nei periodi di siccità perché bisogna andare più lontano, al pozzo privato. Li non vuole arrivarci da sola, c’è sempre quell’uomo dalla faccia cattiva che vuole essere pagato. A volte basta del latte di capra ma in genere accetta solo denaro, non molto ma comunque troppo per la famiglia di Ndidi.
L’ultima volta insieme all’uomo del pozzo ce n’erano altri due armati di fucile. Uno aveva preso a calci e mandato via una donna forse perché non aveva denaro sufficiente per pagare.
Ndidi, spaventata, aveva lasciato cadere i soldi ed era rimasta li a frugare tra la sabbia per chissà quanto tempo in cerca di quell’ultima maledetta moneta che non voleva riapparire mentre l’altro uomo con il fucile la fissava senza dire una parola.
Sono passati diversi mesi da allora e per fortuna è caduta un po’ di pioggia, quanto basta per ridare vita al vecchio pozzo.
Corri Ndidi! Corri!
Nel mio mondo saresti una stella dello sport. Una vita serena, una bella casa e quelli della pubblicità pronti a pagarti per legare l’immagine del tuo sorriso ad una bibita o una merendina.
Nel tuo mondo continuerai a correre portando tutti i giorni, dodici chilometri all’andata e dodici chilometri al ritorno, la tua tanica gialla finché, un giorno, avrai il primo figlio e qualcuno per un po’ prenderà il tuo posto.
Solo per un po’ e forse, un domani, quella tanica passerà tra le mani del tuo piccolo.

La storia di Ndidi è frutto della mia fantasia ma nei fatti il tutto è estremante reale.
L’Africa è un continente ricco d’acqua ma questa è distribuita e, sopratutto, gestita malissimo. Intere popolazioni sono costrette e continue migrazioni alla ricerca di questo bene prezioso e spesso devono affrontare disagi e soprusi come quello che vi ho raccontato.
Una riflessione? È vero che non possiamo (e non dobbiamo) abbatterci con mille sensi di colpa per tutti i mali del mondo ma, almeno, non facciamo tragedie se per questo Natale non riusciamo a regalare/regalarci l’ultimo modello di Iphone.
Serenità bella gente. A tutti.

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23 commenti

  1. Drammaticamente bello questo tuo nuovo racconto. Immagino lo si debba interpretare come il tuo post di Natale, giusto?
    Auguri! Ma tanto ci risentiamo. 😀

  2. L’iphone è l’ultimo dei miei pensieri. Istintivamente vorrei poter far qualcosa per le persone come ndidi ma non credo che donare qualche euro possa cambiare le cose.
    Mi rispondo da solo. Si, questo natale sono pessimista.

  3. Ciao Blu. E’ bellissimo questo racconto: molto commuovente. Aiuta a riflettere sui problemi della vera sfortuna e povertà, diversa dalla nostra in Italia, dove talvolta ci si lamenta per motivi, non dico banali, ma… Sarebbe stato peggio nascere in luoghi del mondo come quello che hai descritto tu.
    Ne approfitto per augurarti un felice e sereno Natale.
    Elisa mirabella

  4. Corri Ndidi corri! Puff puff!!! Solo a leggere mi sento affaticata più di lei. 🙂
    Che bel nome. É vero? Dove lo hai trovato?

  5. I tuoi racconti brevi sono sempre una garanzia di qualità. Quando arriva quello del tuo incontro con la morte?

  6. @ franco ruggeri: Io con il “donare” ho un rapporto conflittuale, diciamo tanti dubbi sull’uso dei soldi donati a pioggia.
    @ ELISA MIRABELLA: Grazie, un sereno Natale a che a te.
    @ stregamorgause: Stai tentando di farmi arrossire? 😛
    @ Chiara: È il nome di una signora (credo Senegalese) conosciuta tempo fa.
    Mi è piaciuto e questo post mi è sembrato una buona occasione per ricordarlo.
    @ Sig Giovanni: Hei! Non bruciarmi gli scoop! 😉

  7. Racconto commovente e che fa davvero riflettere; fortunati i nostri bambini che, al massimo, corrono solo sui campi da calcio e per divertirsi. Circondati da tanto benessere, spesso dimentichiamo o volutamente ignoriamo le condizioni di chi, anche solo per bere, deve affrontare fatica e pericolo. Auguri di buone feste, Natale è il periodo giusto per pensare ad un mondo migliore… peccato che duri solo un giorno.

  8. Il tuo racconto è veritiero, mio padre è stato in Africa come volontario (la nostra Parrocchia sostiene un’organizzazione umanitaria) e mi ha parlato di queste lunghe marce quotidiane per raccogliere l’acqua. 🙁
    Ti auguro Buon Natale.

  9. La crisi economica che stiamo vivendo è solo lo specchio della crisi spirituale e culturale che è dentro di noi.
    Auguri di Buon Natale!

  10. @ Diana: Dimenticare i problemi degli altri è facile e forse così si vuole pure eclissare le frustrazioni che abbiamo dentro.
    @ paolo: Sono cose che hanno visto in tanti. Un motivo in più perchè, chi può, non faccia finta di nulla.
    @ semplice: Proprio così. Alla fine siamo padroni del nostro destino e ne raccogliamo i frutti.

  11. Questi problemi non possono essere risolti con la carità, anche se può fare molto, ma almeno ricordiamoci delle sofferenze delle popolazioni africane quando ci troviamo davanti qualcuno di loro. E con questo Buon Natale a te e ai tuoi lettori.

  12. Post, bello bello, caro Caigo. Tanti auguri a te, ai lettori e a tutti quei bambini per i quali le cose, per noi più scontate e normali, sono quasi straordinari privilegi ( e purtroppo ce ne sono anche qui in Italia). A loro l’augurio di correre sempre incontro a un futuro migliore.

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