Quelli che non hanno voglia di lavorare

E adesso che ricominciamo a pubblicare vediamo se siamo capaci di creare qualche bella antipatia. Già, perché a nessuno piace sentirsi definire scansafatiche, sopratutto in un momento dove la crisi del lavoro si fa sentire pesantemente.
Perché, questo va comunque ricordato, non viviamo nel paese di bengodi. La disoccupazione c’è ed è ben visibile: colpisce i più giovani che quando gli va bene tirano avanti parcheggiati a scuola, colpisce in modo drammatico anche chi perde il lavoro ad un passo dalla pensione e fatalmente non riesce a rientrarvi per completare dignitosamente il suo percorso di vita.
C’è poi la questione annosa dello sfruttamento tornato (ma guarda un po’!) di moda nelle ultime settimane su stampa e televisione. Il caporalato, in varie forme, esiste da una vita ed è sempre stato (sottolineo) tollerato al di là delle continue critiche e mi limito a dire critiche perché se ci fosse stata qualche azione realmente più incisiva allora si che potremmo parlare di fenomeno marginale.
Poi abbiamo “scoperto” l’uso scorretto dei voucher, il part time creativo, il volontariato fittizio ed altre furberie che tutti (non nascondiamoci) abbiamo accettato passivamente.
Quindi sappiamo benissimo che le difficoltà ci sono ed è proprio per questo che non posso evitare di constatare, purtroppo, l’esistenza di gente che non ha voglia di lavorare adducendo le scuse più assurde.
Andiamo al punto: se in queste settimane vi è capitato di passare in un giorno feriale presso qualche località balneare avrete notato quanta sana frenesia le scorra dentro.
Già c’erano le premesse nel pieno dell’inverno con tutti i “cercasi personale” appesi alle porte di hotel ed altri locali, ora si vedono frotte di manutentori, giardinieri, imprese di pulizia, ecc… impegnati nel presentare al meglio le strutture in vista dell’imminente estate
E poi ci solo loro, quelli che ti fanno cadere le braccia.
– Quelli che: «Ma io ho studiato per anni per laurearmi in xyz e adesso dovrei fare il lavapiatti, cameriere, bagnino….per quattro mesi? Non esiste!»
Ok, ambisci a diventare supermegadirettoregeneraledelluniverso ma quattro mesi (pagati!) che mal che vada sono pure un’esperienza di vita ti fanno schifo? E sei proprio convinto che nel turismo non serva professionalità? Ed infine, augurandoti di trovare al più presto una tua strada che non sia un lavoro di quattro mesi in quattro mesi, sei pronto ad accettare il fatto che non sono poi così tanti quelli che hanno trovato un lavoro legato al proprio percorso di studio? È stato così in passato e non sembra che le cose siano cambiate di molto.
– Quelli che, anzi, spesso “quelle” che: «Lavoro e stipendio mi stanno bene ma vorrei il sabato sera e le domeniche libere».
Benissimo. L’estate è magica, luoghi simpatici, gente divertente, ma perché questo giocattolo possa funzionare servono persone che lo tengano in moto, anche tu. Magari impiegando le tue ore di lavoro dietro al bancone di un bazar da dove vedrai passare tanta gente allegra ma non dimenticare, li vedrai oggi, domani, forse tra una settimana, poi basta. Termineranno le vacanze e torneranno al loro ufficio, alla loro fabbrica e riprenderanno una vita forse più triste della tua e sostituiti, di settimana in settimana, da gente nuova che a te sembrerà sempre felice.
Auguro anche a te di realizzarti al più presto e di avere la possibilità di permetterti senza ansie tanti week-end al mare e perché no, spendere uno sguardo di simpatia alla giovane commessa che ti vedrà uscire allegra dal suo negozio. Il sabato sera.

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15 commenti

  1. Il mio pensiero è che questa poca voglia di lavorare sia il frutto dell’educazione approssimativa impartita dai genitori. Non sarà così per tutti ma sono sicuramente tanti.
    Mi unisco al coro, ben ritrovato!

  2. Qualche antipatia? Leggo che hai scritto provocazione, se qualcuno la prende a male forse ha la coda di paglia. Si dice così vero? 😆

  3. Una mia ex era sul genere che hai descritto, con l’aggravante che non viveva in una località turistica dove qualche lavoro si trova sempre, da noi ogni piccola occasione va colta al volo perché non ce ne sono tante.
    L’ho mollata quando ho deciso di andare a fare la stagione invernale in trentino. Ho fatto bene 😜

  4. -Noi siamo (anche) quello che i nostri genitori ci insegnano. Poi i risultati non sempre rispecchiano questi insegnamenti ma hanno certamente il loro peso.
    -Ovvia la provocazione, ma gli esempi sono reali.
    -Non entro nel merito di storie di ex….ma speriamo sia “cresciuta” 🙂

  5. É uno degli effetti collaterali dell’entrare nel mondo del lavoro sempre più tardi, una lunga e forzata adolescenza fa questi effetti. Non a tutti per fortuna.

  6. -Le esperienze all’estero sono sicuramente positive, poi c’è anche chi decide di non tornare ma questo è un altro tema.
    -Giusto, non a tutti. Ci sono pure “adolescenti” di 50 anni e questi non hanno tanti alibi.

  7. Diciamo che il lavoro ci sarebbe ma si specula sopra e si sfrutta al massimo quei pochi che ci sono, in qualunque posto di lavoro si cerca di minimizzare i costi con il sottopersonale facendo fare più ore ad un partime come straordinario piuttosto che assumere qualcuno in più oppure passare a full time. È più conveniente in tutti i sensi, ok che in Italia il costo del lavoro è alto però così si lavora male e si è anche demotivati. Il caporalato non è una novità, quanti braccianti agricoli un tempo costituiti da italiani venivano sfruttati, oggi perchè si scopre che immigrati più o meno clandestini vengono sfruttati allo stesso modo fanno notizia e ci si scandalizza di più.
    Certo che per un ragazzo che insegue i suoi sogni e obiettivi e a vosto di sacrifici, a volte economici, si laurea andare a fare un lavoro di manovalanza non è il massimo, si vorrebbe fare ciò per cui si ha studiato, ma oggi purtroppo essendoci anche un aumento di laureati e poche richieste specifiche non tutti potranno trovare il posto manageriale fietro una scrivania che sognava e poi anche per i posti più umili che richiedono manualità oggi è richiesta una competenza tecnica da laureati non basta più la scuola dell’obbligo tanto per dire mio figlio è ancora uno di quelli che è entrato nel mondo del lavoro con diploma di scuola superiore ma oggi anche per un partime di lavoro in un supermercato occorre essere laureati, soprattutto se si ambisce ad una carriera da caporeparto, direttore, ispettore e via dicendo in salita anche per vendere pesce, tanto per far esempi.
    Quindi l’idea che il laureato non debba farsi la gavetta è da mettere da parte.
    Le difficoltà maggiori di trovar lavoro sono più per le donne che se hanno famiglia e perdono il lavoro sono penalizzate e chi dopo una certa età perde il pisto difficilmente riesce a ricollocarsi, soprattutto se non sai far niente oltre il lavoro sempre fattoe non riesce più a rimettersi in gioco.
    È anche vero che dipende dall’educazione della famiglia, quando non è tutto dovuto, mio figlio ha sempre lavorato senza essere laureato, salvo buchi di pochi mesi, ha cambiato diversi lavori e si è sempre adattato, non fa il lavoro per cui aveva studiato, sarà che ci vuole una certa dose di fortuna ma anche capacità di adattamento e buona volontà, anche se comunque il problema del lavoro per tanti c’è e resta, visto le imprese che in questi anni chiudono e delocalizzano.Scusa il lungo commento ma non so essere sintetica 🙂
    Arw

    1. Non scusarti, anzi, grazie 😉 il tuo commento è una perfetta integrazione al mio post.
      Sottolineo il passaggio « si vorrebbe fare ciò per cui si ha studiato, ma oggi purtroppo essendoci anche un aumento di laureati e poche richieste specifiche non tutti potranno trovare il posto….» e questo in tanti non riescono a capirlo.

  8. …visto che siamo in tema di provocazione, tanti lo stesso lavoro, lavapiatti o barista, sguattero che sia che non farebbero mai in Italia, ma accettano di farlo magari a Londra, dividendo un misero appartamento in quattro e pagando fior di quattrini, che alla fin fine in saccoccia resta ben poco. Ma si sa, Londra è figo, è in…

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