La scuola
Giorno di spese al supermercato. Mentre giro con il mio carrello tra le corsie avverto una presenza alle mie spalle, mi sposto leggermente per favorire il sorpasso alla donna in arrivo con carrello colmo e cigolante. Questa, giunta al mio fianco si ferma (penso: abbella! Levati che non vedo il prezzo dell’olio d’oliva!). “ Scusa” – dice lei – “ma tu non sei…Giorgio?” – “Dipende” – rispondo io con un mezzo sorriso mentre con la mente scorro rapidamente la mia vita alla ricerca di spose abbandonate all’altare o peggio…non ce ne sono, non dovrei rischiare l’incolumità fisica e quindi posso confermare la mia identità. Lei si presenta, è Patrizia, una vecchia compagna di scuola. Iniziamo con le classiche domande da “rimpatriata”: come stai, dove vivi, matrimonio, figli, lavoro,ecc… Passiamo poi alle domande sui vecchi compagni: hai più visto tizio, caio? Emergono così storie di gente che ha cambiato città, gente serena, gente sfortunata (lei è molto ma molto più informata di me), insomma storie come tante. Storie in ogni caso condizionate anche da quei primi anni di scuola che abbiamo condiviso.
Ripensando al periodo delle elementari mi rendo conto di non ricordare i nomi di nessuna delle sei maestre che abbiamo avuto in cinque anni (buona parte dei miei amici ha fatto tutte le elementari con un solo insegnate) ed a fatica ricordo i loro volti, a parte quella di quarta ma solo perché era pazza (non è una battuta), quarta elementare che abbiamo frequentato in un altro istituto per quasi tutto l’anno a causa di prolungati lavori di manutenzione della nostra scuola. Il tutto sempre di pomeriggio e senza un’aula fissa…alla faccia dell’organizzazione. In questi anni l’unico elemento stabile fu “La Maria”, una bidella a dir poco mitica. Ai nostri occhi di bambini appariva come una enorme signora anziana sempre vestita di nero. Lei accompagnava al bagno i più piccoli, lei incerottava le ginocchia sbucciate dalle cadute, lei separava i teppistelli quando s’azzuffavano (aveva due mani grandi come badili), lei ci faceva compagnia quando le nostre maestre s’assentavano. Questo se le assenze erano brevi, nel caso d’assenza per tutta la giornata allora venivamo sparpagliati in piccoli gruppi nelle altre classi (niente supplente); per la verità questo è successo pochissime volte ma bastò per farmi apprezzare gli insegnanti…degli altri. Un piccolo episodio: un giorno La Maria entrò in classe durante la lezione e senza dire una parola mi prese per mano e mi portò fuori sotto lo sguardo inebetito della maestra, incuriosito dei bambini che non sapevano cosa stesse succedendo e divertito di quelli che invece già sapevano. Mi portò in una classe vicina dove il maestro (uno trooooppo avanti!) aveva pensato di creare un album fotografico di tutti suoi alunni, una specie di facebook (quello vero) stile scuola americana. La Maria aveva deciso (perché lei “decideva”) d’inserire quanti più alunni le fosse possibile in questo album. A testimonianza dell’episodio ho inserito la mia foto come presentazione di questo post, così che si possa vedere che bel pupetto era il Caigo all’età di sette anni. 😉
Alle medie le cose non andarono meglio. I nostri genitori vennero convinti a farci frequentare il “tempo-pieno” o per meglio dire “lo sperimentale” (questa parola avrebbe dovuto far riflettere…). Venne spacciata l’idea che tenendo a scuola i ragazzi sia il mattino che il pomeriggio questi NON avessero più la necessità di studiare a casa. Cosa ovviamente non vera, tanto più che i programmi non vennero mai rispettati e terminammo le medie con un fortissimo handicap nei confronti degli studenti di altri istituti. Per alcuni anni quando gli studenti della nostra scuola media s’iscrivevano alle superiori vennero etichettati come “Quelli”. Quelli che erano rimasti indietro, quelli tardoni, quelli che non avevano portato a termine il loro vecchio programma…le conseguenze si possono ben immaginare. Di quei tre anni i ricordi più importanti sono: A) Un insegnate (uno sicuramente buono) che m’insegnò a “leggere” i giornali e la politica. B) In anni dove il calcio femminile era agli albori la nostra classe vantava la presenza delle ragazze più brave in questa specialità. Il nostro insegnate di tedesco, prof. Pettorino (e facciamo qualche nome!) era un tipo singolare, uno che, ad esempio, a gennaio con trenta centimetri di neve ti entrava in classe con le infradito ai piedi. Se poi era una bella giornata di sole e lo vedevi fissare silenziosamente fuori dalla finestra era fatta! Dopo qualche minuto diceva: -”Ragazzi! Fuori a giocare a pallone”- . Risultato: la lingua tedesca in quei tre anni non ha dato il meglio di se nella nostra classe ma in compenso vincevamo tutti i tornei calcistici della scuola. Allenandoci a squadre miste, come ho detto, anche le ragazze facevano la loro bella figura a parte qualche lacuna nei colpi di testa da parte di quelle che tenevano particolarmente alla cura della loro chioma ma non si può avere tutto. C) La stupida morte dell’insegnate di musica (per inciso non abbiamo mai preso in mano uno strumento in tre anni). Dopo un paio d’anni venni a sapere che era morto fulminato dal phon dentro la vasca da bagno.
Come ho scritto prima l’impatto degli studenti della mia scuola con le superiori era piuttosto duro. Lo fu in parte anche per me ma le complicazioni nel mio caso arrivarono per dei seri problemi di salute che m’impedirono di terminare l’anno scolastico. Al mio abbandono è strettamente legato un episodio che (oggi) trovo quasi divertente. Mia madre andò dal preside a spiegare la situazione ed informarlo delle mie condizioni. Il preside (che non sapeva neppure quale fosso la mia faccia) sbottò con una perla di saggezza:-”Se suo figlio se ne va finirà drogato!”- (parole testuali). Mia madre capì che il personaggio non aveva ascoltato/capito una sola parola di quello che lei aveva detto dei minuti precedenti. Si alzò e se ne andò. Per la cronaca il sottoscritto non ha mai fumato (non mi ha mai neppure incuriosito il fumo), non si è mai ubriacato (sono quasi astemio, mi piace solo “assaggiare”, questo nonostante qualcuno si sia fatto delle strane idee su di me visti i miei interessi sulla lavorazione alcolica dei limoni 💡 ), non si è mai bucato (simpatia zero verso gli aghi) e non si è mai impasticcato (purtroppo faccio parte di quella categoria che fatica pure a mandar giù le pastiglie “vere”). Dopo qualche anno ebbi modo di conoscere uno dei figli del mio ex preside e gli ho raccontato l’episodio. Mi disse:- “Sai, mio padre era un tipo un po’ particolare. Non è stato facile vivere accanto a lui”-. 😕
In seguito ripresi anche gli studi ma ormai il giocattolo si era rotto. Adolescente, in piena fase di “ribellione”, gli anni che seguirono non mi arricchirono come persona. Per ritrovare ordine nella mia vita dovetti aspettare d’entrare nel modo del lavoro, partendo con i classici lavori stagionali/tempo determinato per poi via via raggiungere la stabilità professionale.
Oggi quando vedo la tensione che sta passando il mondo della scuola non posso fare a meno di pensare se tutto questo non sia, in qualche modo, l’eredità di episodi del passato riconoscibili anche dalla mia storia. Ok. Il mio sarà forse un caso limite (parliamo comunque di qualche centinaio di studenti coinvolti) però mi piacerebbe sapere se oggi cose del genere ancora si ripetono. Mi auguro proprio di no. Tra tutti i miei ex compagni di scuola quelli che hanno raccolto dei veri frutti dalla loro esperienza scolastica si contano su di una mano. Io mi considero un “miracolato”. A dieci anni quando i miei amichetti leggevano (se leggevano) Topolino io mi “nutrivo” dentro atlanti ed enciclopedie e se proprio volevo viaggiare con la fantasia mi buttavo nella scienze fiction di Campbell e Van Vogt (mattoncini da 600 pagine). Per questo mi rendo conto che la mia cultura “a macchia di leopardo” è figlia della mia curiosità e voglia di sapere piuttosto che dell’istruzione che ho ricevuto. Che faccio, chiedo i danni? Meglio lasciar perdere, visto che a maltrattare verbi e congiuntivi ci si mettono un po’ tutti, anche gli insospettabili…e poi…le lingue non sono vive? In evoluzione? Comunque per il momento ho deciso di non usare tante “K” (ki, perké, anke, kuanto, kosta, kanestro, pikkolo,…)
Ops! Oggi sono stato più lungo del solito 🙄
parliamone di scuola confrontiamoci
emma
Benvenuta EMMA. Di pure la tua…io sono lontano dalla scuola ormai da anni. Un aggiornamento della situazione non mi dispiacerebbe.
Io credo di essere stata molto fortunata nel mio percorso scolastico, almeno per quanto riguarda gli insegnanti (con i compagni è stata tutta un’altra storia, ma sorvoliamo).
Alle elementari ho avuto delle maestre molto materne, che in base ai miei ricordi meritano di essere giudicate tutte più che bene. In particolare ero molto affezionata a quella che noi bambini chiamavamo maestra Mara, la generosa e sempre sorridente insegnante di italiano. Una persona non eccessivamente raffinata e abbastanza “nostrana”, ma davvero simpatica e tenera. Ogni tanto la vado ancora a trovare a casa, approfittando anche del fatto che abita a poca distanza da me.
Alle scuole medie ho cambiato spesso insegnanti, e non ho avuto perciò la possibilità di conoscerli un po’ oltre le mura dell’aula o di allacciare rapporti un po’ meno formali di quelli imposti dalla gerarchia. Per originalità però spiccava anche qui l’insegnante (uomo, stavolta) di italiano e letteratura, che oltretutto era anche parecchio giovane e piacente, e per il quale più o meno tutte noi ragazzine ci siamo prese la nostra brava cotta adolescenziale. Per la gita all’estero di fine anno accompagnati da lui ci eravamo costruite di quelle storie… che ridere se ci penso!
Al liceo i professori si sono distribuiti equamente fra il gruppo di quelli da tenersi stretti e ai quali guardare con sincera ammirazione, e quello delle bestie capitate dietro a una cattedra per sbaglio, da augurarsi col cuore di perdere presto per strada.
Fra i primi nella mia classifica spiccavano la mitica prof di storia e filosofia, alla quale devo la formazione di una solida e ostinata coscienza politica, e il prof di italiano (ancora!) e latino, un personaggio che non saprei mai descrivere adeguatamente in tutti i suoi meriti, e che devo ringraziare anche per il grande aiuto che ha saputo darmi per problemi esterni all’ambito scolastico.
Le bestiacce più odiate invece sono state un professore di matematica che per due anni ha instaurato un vero e proprio regime di terrore fra noi alunni (non esagero), e un laido insegnante di arte che noi ragazze c’è mancato un pelo denunciassimo in massa per molestie sessuali, e che con nostro grande sollievo è stato sbattuto fuori a calci dalla commissione d’esame.
Poi ci sarebbe l’università. Ma quella è un’altra cosa, che costituisce, a seconda dei punti di vista, un bel salto nel mondo degli “adulti” o una fatale regressione agli anni dell’asilo. 😀
Che belli questi tuffi nel passato! Io coltivo molto i ricordi. Cerco di trattenere il più possibile da ogni esperienza, anche da quelle apparentemente banali. Detesto che il vissuto si disperda…A volte mi capita di parlare con delle coetanee e, mentre rievoco questo o quell’episodio, di rimaner male nel constatare che a conservarne memoria sono rimasta solo io 🙁
Alle elementari ho avuto la fortuna di avere un’unica maestra, la Milvia. Era un pò una vicemamma, oltre che una valida insegnante. Io sono sicura che, se c’è qualcosa di buono in me (e spero sia così), insomma se sono oggi ciò che sono, lo devo molto anche a lei.
Cmq, se fossi stata la tua ex compagna di scuola incontrata al supermercato e NON riconosciuta…non ci sarei mica rimasta tanto bene! Fino ad oggi, chi mi ha rivisto a distanza di anni mi ha sempre identificata (a quanto pare la faccia non è cambiata molto)…Ma sono consapevole che prima o poi arriverà il momento in cui non sarà così 🙁
Ciao Caigo!
Tutto ciò per aver incontratro una compagna delle elementari???? E se incontri un commilitone che fai? Ci racconti tutta la naja??? Scherzo dai, mi piacciono sempre molto le storie di vita passate e tu vedo che ‘racconti’ bene. Potrei raccontarti in qianto maestra cosa è cambiato oggi, ma annoierei tutti. Però guarda, per tutti i tagli che ci sono da qualche anno a sta parte ,anche noi dividiamo le classi perchè non ci mandano i supplenti! Per il resto, credo proprio che le ‘informazioni’ che passiamo oggi ai bambini siano anche troppe, ma loro sono spugne e non è paragonabile ciò che sanno alla fine delle elementari oggi ripsetto a ciò che sapevamo noi. Ciao.
Ma che bel caschetto!
@ Ross- bella testimonianza la tua, grazie.
@ cristina – sono passati tanti anni…si cambia e poi io non sono gran che fisionomista 😉
@ aleph – non m’hanno voluto come militare 😥
Tranquilla non m’annoieresti.
Caschetto: visto come ero figo? Ora del caschetto è rimasta solo la foto 😆
Un tipo sul genere del tuo prof di tedesco l’ho avuto anch’io.
Un prof che iniziava la lezione con l’inferno di dante, passava per i risultati della domenica calcistica e terminava con la la storia della sua ex moglie che lo aveva rovinato.
Risultato: la divina commedia non so cosa sia però so citarti a memoria le formazioni di calcio di seria A e i nomi degli avvocati divorzisti di mezza italia.
Ma vedi, anche dai commenti si capisce sempre la stessa cosa: che l’organizzazione scolastica conta un po’, che le regole contano un po’, ma che alla fine l’unica cosa che davvero conta sono gli insegnanti che incontri. E’ pazzesco, ed è una responsabilità pesante per chi, come me, fa questo mestiere; ma è anche l’unico vero stimolo per continuare a farlo. Leggevo il commento di Ross e pensavo che se tra vent’anni ci sarà qualcuno che scriverà le stesse cose di me, ne sarà valsa la pena. Anche se adesso è ben difficile dirlo. Ed è, onestamente, adesso che avrei bisogno che qualcuno di loro me lo dicesse.
In apparenza non hai avuto gran fortuna con i tuoi insegnanti. Ma prova ad immaginare: se ti fossero capitati degli insegnati diciamo normali, saresti quello che sei oggi? Saresti l’ex bambino curioso che oggi è diventato anche un blogger di qualità o saresti un uomo banalmente istruito che dopo una opaca giornata di lavoro si piazza davanti alla televisione a seguire reality?
Pensaci.
@ leonardo – ti avrei visto bene nella mia squadra di calcio delle medie.
@ lo scorfano – non so se i tuoi studenti vivano “consapevolmente” il loro momento ed il tuo impegno come insegnate…è probabile che molti ti comprendranno solo tra qualche anno quando ritorneranno ad oggi con i ricordi.
@ bluetooth – grazie per il blogger di qualità (qualità?…)
Purtroppo non abbiamo la possibilità di vedere come saremmo oggi se il nostro destino ci avesse fatto incontrare momenti e persone diverse in passato.
In passato un pizzico di rabbia c’è stato, te lo confesso…ma adesso va bene così 🙂
Complimenti Caigo!
Ho molto apprezzato questo tuo raccontarti, ripercorrere con noi i tuoi ricordi.
Io dal mio canto, so di essere stata molto fortunata, ho nei miei ricordi di scuola alcune poche ma importanti figure: la maestra Paoletti, dolce e materna, ma anche autorevole e colta, ci portava in primavera a far delle bellissime passeggiate, mi ha trasmesso l’amore per la natura; alle medie il professore di matematica Leandro, non ci insegnò nulla di matematica ma in compenso ci faceva leggere i quotidiani a scuola e finimmo anche sulle pagine del Gazzettino perchè mise il 6 “politico” e per noi ragazzi di seconda media andò molto bene, ma lui l’anno dopo venne trasferito, mi insegnò a non dare nulla per scontato, a ragionare e ad aver coraggio anche di protestare; alle superiori il prof. Magris, un uomo di inesauribile cultura che mi ha trasmesso il desiderio di conoscere.
Grazie per avermili fatti ricordare.
Ciao
Forse un po’ più lungo, però davvero un gran bel post. Per aggiungere qualche riflessione, la scuola è di oggi è certamente figlia delle esperienze fatte in quel passato dove anch’io mi rivedo molto, ma nonostante tutte le critiche che possiamo e dobbiamo riportare, credo sia notevolmente migliorata, perchè sono migliorate molte delle persone che la compongono. Purtroppo non tutte, e ancora oggi come allora, il futuro degli studenti è strettamente collegato proprio al tipo di insegnanti che hanno la fortuna o la sfortuna di incontrare. Ma del restlo tutta la vita è condizionata dai nostri incontri no ?
@lo scorfano: sono d’accordo con Caigo.
Quando sei uno studente a tempo pieno, sedicenne con niente in testa tranne il gel, la scuola la senti sempre come un fastidio. Credi solo che tolga tempo alle mille altre cose che vorresti fare e che ritieni più importanti per te in quel momento: amici, amori, sport, viaggi, serate in compagnia, trasgressioni, stupidaggini da adolescente.
E’ molto più facile rendersi conto di quanto gli anni sui banchi ti sono stati preziosi per crescere, di quanto ti sono piaciuti e di quanto ti mancheranno quando ormai sono passati. Quando ti ritrovi smarrito nel caotico mondo del lavoro o dell’università e ti trovi costretto a dare un nuovo ordine alle tue giornate, a riconsiderare le tue priorità, a saperti gestire con le tue sole forze.
Solo allora guadagni la maturità e gli strumenti di confronto necessari a capire che il prof di fisica era qualcuno in più di quel bastardo col quale non raggiungevi mai la sufficienza, che la prof di inglese non era solo quella stronza che ti sgamava sempre se falsificavi la firma sul libretto delle assenze, che quel noioso e pedante bacchettone del prof di greco forse aveva qualche ragione a riprenderti se usavi il cellulare in classe o se ti vestivi in modo un po’ troppo libertino.
Ci vuole tempo perchè i tuoi alunni si accorgano del punto di riferimento che tu, insegnante, sei stato per una bella fetta della loro vita. Se sei consapevole che il tuo non è un lavoro come gli altri e se ti impegni per loro, stai certo che i tuoi ragazzi sapranno ringraziarti. A modo loro, magari un po’ maldestro, ma lo faranno col cuore. I risultati concreti e le soddisfazioni piene, come l’aperta gratitudine di cui hai bisogno, arriveranno.
Il loro affetto invece, anche se silenzioso o celato dietro uno schermo d’orgoglio, quello ce l’hai già.
Da recente ex-studentessa, un caro saluto. 🙂
Sembra quasi che io sia l’unico ad avere un passato scolastico normale.
Normale e banale sottolineo.
Amici ed un inutile pezzo di carta sono le due cose mi ha lasciato la scuola, forse un percorso tortuoso ma VIVO come il tuo sarebbe stato meglio.
@ gaz – grazie a te….(in questo post post sto ringraziando tutti manco fossi alla notte degli Oscar…)
@ Robi e Zago – Gli incontri e gli episodi ci piovono addosso nella vita…non so se si possa parlare di (s)fortune…
E’ tardi per farti i complimenti?
Il solo fatto di leggerlo fino alla fine,
che in questi tempi “web 2.0” dove tutto è veloce e conciso,
dimostra la sua intensità.
Bravo Caigo, grazie.
A parte tutto, hai scritto un post bellissimo. Ciao!
Mi state facendo ingrassare a suon di complimenti.
Qualche “dietetica” critica a questo punto ci starebbe bene.
Allora, come portavoce degli autori dei commenti precedenti, sono stato incaricato di informati che non è vero niente. Il tuo post non è piaciuto a nessuno. Devi quindi, pena l’esclusione da tutti i blogroll della blogosfera italiana, rimediare con qualcos’altro d’interessante e in breve tempo anche…
Sai ci teniamo alla tua forma fisica 🙂
Perfetto!
Allora cambiamo completamente tema.
Più tardi appena rientro inserisco un nuovo post (breve) che parla del Nostro Silvio Nazionale.
Una vicenda nota ma presa da un punto di vista….particolare 😉
E così ti chiami Giorgio!!!! Come mi piace aggiungere tassello dopo tassello.
Quante cose si possono scoprire dai post senza scriversi una virgola in privato. Alla fine quando mi sarò fatta un quadro completo ti dico chi sei…vuoi mettere?
Macchisenfrega , penserai tu, infatti hai ragione :-D, è un gioco che mi faccio da solo coi vari blogger…
Questo post è una boiata pazzesca!
Ecco ti ho messo a dieta.
Contento? 🙂