Lei intanto muore dentro
Un blog ha senso di esistere soltanto se il suo creatore permette ai lettori d’interagire con lui. Questa interazione prende vita attraverso i commenti ai post e, in alcune occasione, anche via email. Nel mio caso queste due forme di comunicazione sono sempre andate di pari passo, questo probabilmente perché nella prima versione del blog avevo dato più spazio alle comunicazioni via email con il risultato che oggi i miei lettori dallo “spirito comunicativo” si possono dividere in tre distinte categorie: quelli che comunicano solo con i commenti, quelli che comunicano sia con i commenti che via email/form e quelli che utilizzano esclusivamente email/form anche per commentare un post. Attraverso il form mi arrivano occasionalmente anche richieste d’ informazioni, suggerimenti (grazie), insulti (comunque grazie) e anche semplici saluti.
Tra tutte queste email una dell’agosto2008 mi colpì particolarmente, anzi… diciamo pure che mi mi fece sentire “inadeguato”. Si trattata di una vera e propria richiesta d’aiuto: una donna raccontava di venir picchiata dal marito ormai da anni. Raccontava di una famiglia in apparenza felice, una figlia brava a scuola, un buon reddito, una buona reputazione, ma poi, nell’intimità della casa, le botte. Come ho detto dopo aver letto questa email mi sentii decisamente inadeguato. Perché l’aveva scritta a me? In che modo potevo rendermi utile? Decisi di rispondere nel tentativo di capire come affrontare questa storia. Mi risposte con un laconico “Ho bisogno d’aiuto”. Le scrissi ancora ma questa volta mi rispose il mailer daemon”… l’indirizzo di posta elettronica era scomparso. Si trattava di un indirizzo temporaneo e questo mi aveva fatto sorgere qualche dubbio sull’identità della donna ma, considerando la delicatezza della cosa, avevo lasciato aperta una porta all’ipotesi che la scelta di questo tipo di email derivasse dalla sua paura. Il tempo passava ed io non sapevo che fare: denunciare la cosa? Provare a farla uscire allo scoperto pubblicando l’email o contattando il suo gestore? Decisi di fare una ricerca in rete e li trovai la (relativa) sorpresa. Una lettera praticamente uguale era stata scritta ad un giornale, cambiavano alcuni particolari nell’intestazione ma il senso del discorso e la firma erano le stesse. A quel punto mi convinsi definitivamente che si era trattato di uno scherzo di pessimo (veramente pessimo) gusto. Vorrei sperare che anche la lettera al giornale facesse parte dello scherzo perché, se così non fosse, da qualche parte c’è veramente una donna che ha bisogno d’aiuto. Una donna che non ha amici e parenti in grado d’aiutarla e che non ha trovato altre soluzioni se non quella di scrivere ad un giornale una lettera che si chiude con “…ma io intanto muoio dentro”.
..si Caigo caro… spero davvero fosse uno scherzo.. almeno quello.. perchè già molte donne vivono nel silenzio il loro morire dentro… a volte anche senza lividi sulla pelle esterna…..
ciao.. un abbraccio..
che tristezza, in entrambi i casi.
Se di scherzo si tratta è un pessimo scherzo, se è verità la tristezza si trasforma in rabbia, impotente rabbia.
ciao Caigo e grazie, questo post fa riflettere molto …
Per favore non censurare il mio commento.
Se come sembra si tratta di uno scherzo idiota auguro a questa troia di trovarsi veramente un uomo che la maltratti! Non ha scuse.
@ amara e gaz – grazie a voi.
@ zago – non censuro e non commento…
Zago, nessuna donna, anche se troia, deve essere maltrattata! Ecco perchè alcuni uomini giustificano certi loro atteggiamenti, anzi li legittimano…forse volevi dire altro ma hai scelto il modo peggiore, soprattutto considerando il tema del post , che ovviamente secondo me andava oltre la lettera vera o presunta in sè, ma voleva toccare un problema purtroppo assai serio.
Più che altro mi domando , ammettendo che sia tutto vero, come si aspettano di essere aiutate scrivendo a sconosciuti. Se una mi scrivesse così, senza lasciarmi i suoi estremi, che cavolo potrei fare? Come potrei sentirmi autorizzata ad intervenire non sapendo nemmeno se è vero o falso? Mah, più che altro io penso che la vera soluzione passi attraverso una migliore ‘educazione’ femminile : sono le donne per prime che devono sapere che non è concesso fare violenza a chicchesia e non aver più paura di denunciare. Di solito il problema è che non sanno dove rifugiarsi una volta fatte le denunce, perchè in genere sono donne senza una famiglia alle spalle a cui appoggiarsi in date situazioni. E anche qui entra in gioco la conoscenza, cioè sapere che ormai esistono organizzazioni di appoggio ovunque. Bisogna insomma soprattutto informare e educare.
Di bufale webbiche ne circolano a bizzeffe protette dall’anonimato, tanto che diventa davvero difficile capire quando qualcosa veramente è anomala. Purtroppo è un apessima abitudine strisciante, e se esiste una netiquette del virtuale non viene però rispettata da molti. Però, con un po’ di pratica, non passa molto tempo che i comportamenti anomali si smascherano da soli. ^__^
Quante saranno le famiglie in apparenza felici che nascondo in realtà tanta violenza?
Sono convinto che dietro la tua storia ci sia uno scherzo di cattivo gusto, fosse tutto vero questa donna sarebbe tanto sconquassata da non riuscire a cercare aiuto con un minimo di lucidità.
Oppure è proprio così che ci si riduce?
Vera o finta che sia che sia questa storia, in un un senso o nell’altro, resta comunque tristissima. Speriamo sia finta: avremmo a che fare con un’idiota ma almeno nessuno starebbe soffrendo. 🙁
@ Aleph – mi permetto “d’interpretare” le parole di zago…immagino intendesse dire qualcosa come:”non si scherza sulle disgrazie altrui senza veramente sapere cosa si prova”. Per il resto, le tue perplessità sono le stesse che ho provato io.
@ Diana – “comportamenti anomali”…per questo ho aspettato fino ad oggi prima di rendere pubblica la cosa.
@ leonardo o bluetooh – grazie dei vostri pensieri
stavolta arrivo io a trovarti qua, che io vengo sempre a leggerti 🙂 o ti leggo di là. Sul tema che poni, quello della verità che sottende i commenti che riceviamo, mi sto interrogando anche io. A me non sono capitate le cose che racconti tu, però una ragazza attraverso il blog mi ha cercato per raccontarmi i suoi malanni di lavoro ed oggi è più contenta, perché una mano l’ha avuta. Ma per giorni ho temuto fosse una richiesta d’aiuto malato, perché ci sono situazioni che a me sembrano impossibili, e invece capitano.
Secondo me ogni caso è a sé e il nostro compito è quello di verificare, sempre, prima di prendere posizione. Lo dobbiamo a chi ci legge.
Ps: visto che io esisto e pure tu, ci si dovrebbe palesare…tipo domenica che c’è una pizza blogger…se ti va fatti sentire 🙂
🙂
Non me la sento di commentare, troppo brutta questa storia 😥
L’ho trovata una storia davvero interessate e allo stesso tempo di una tristezza notevole nel caso sia autentica.
L’unica cosa che poso fare e’ sperare sia una burla scritta da qualche persona con tanto tempo libero e poche cose da fare. Non voglio pensare al caso contrario.
P.S. Scusa il mio italiano un po’ disconnesso ma in Italiano scrivo di rado ultimamente (giusto sul mio blog).
Saluti!
oh.. giusto nel caso il giochetto della “somma richiesta” l’hai programmata te, sta’ attento che c’e’ un piccolo bug.
Se scrivi la somma sbagliata la prima volta (avevo scritto 3+3 invece scrivere 6 per fare lo stupido), ti da un messaggio di errore e ti rimanda alla pagina per riprovare.
Noterai che successivamente le somme che inserisci non vengono accettate. L’unica somma che viene accettata e’ la prima.
Quindi se la prima volta ti chiede 5+5=?, la sbagli, la seconda volta chiede 3+0=?, il risultato che ti permette di inviare con successo il commento e’ 10 e non 3.
Scusa per la divagazione.
Uso il plugin wp-num-captcha. speriamo in un futuro aggiornamento 😉
Cavolo! Questa mail fa davvero riflettere… ieri ti ho conosciuto e solo oggi apprezzo il tuo blog…grazie perchè scrivi, grazie perchè condividi.
Grazie a te 😉