Novanta giorni da postino (prima parte)
Mentre sto facendo la fila all’ufficio postale noto che allo sportello non c’è una delle solite impiegate (rotazione del personale per turno di ferie penso) e così estraggo un documento di riconoscimento da esibire quando arriverà il mio turno. Dopo qualche minuto eccomi di fronte alla donna con tutte le mie cianfrusaglie ed il documento che prontamente passo sotto il vetro. Lei lo guarda, me lo restituisce e chiede: -”Lei è il signor xxx che ha lavorato nell’ufficio postale yyy anni fa?” – . Azz! (penso), già mi da fastidio quando mi dicono “lei è il signor” perché fa capire che non mi vedono più come un giovinetto 😉 e per di più scopro in un attimo di trovarmi davanti una ex collega di tanti anni fa che clamorosamente non ho riconosciuto.
Questa mia piccola defaillance neurologica è stata l’occasione per ricordare questo episodio della mia vita passata che ora vado a condividere con voi.
In quel tempo (si parla di molti anni fa) ero un baldo (?) ragazzotto che tirava avanti con lavori stagionali come cameriere, fotografo, benzinaio e, per un breve periodo, postino. Non so come funzionino oggi le assunzioni a tempo determinato alle poste ma all’epoca esisteva la figura del novantista assunto con regole medioevali (a dopo i dettagli) per coprire buchi nel normale organico del personale e/o come rinforzo in periodi di maggior lavoro.
Ricordo che il novantista non poteva avere più di 24 anni e che nel periodo di lavoro non poteva assentarsi per malattia “pena” il licenziamento immediato! Questo ebbi modo di verificarlo di persona quando un mattino, alzatomi con un bel febbrone, telefonai al mio direttore per avvertirlo che non sarei andato al lavoro e questi mi disse che per evitare problemi avrebbe scalato il mio giorno d’assenza dalle ferie. Considerando che il mio periodo di lavoro si svolse tra ottobre e dicembre il risultato fu che a Natale terminai di lavorare ma venni poi richiamato l’ultimo giorno dell’anno perché si accorsero che gli dovevo un giorno di lavoro. Curioso.
Ricordo il mio primo giorno di lavoro; l’emozione del varcare la soglia vietata ai “non addetti ai lavori”, una certa tensione nell’aria perché (scoprii solo in seguito) qualche giorno prima era scomparso un timbro postale, cosa piuttosto delicata visto che tale strumento è in grado di certificare la data di movimentazione della posta, anche quella importate ovviamente.
Ricordo il funzionario giunto dalla sede provinciale per “certificare” il motorino che avrei usato per lavoro, un Ciao avuto in prestito da mia zia; ricordo il pomeriggio passato da un fabbro per farmi costruire il trespolo da montare sul motorino per appoggiare la borsa colma di posta. Trespolo che usai pochissimo perché lavorai come portalettere-tradizionale solo i primi giorni dove assunsi un ruolo di “cargo”; non ricordo bene cosa venisse consegnato in quei giorni ma sta di fatto che i postini non erano in grado di caricarsi in un unico viaggio tutta la posta da consegnare in giornata, così partivo io a ruota di un postino della X zona o, in altre occasioni, ci davamo appuntamento in una certa via per il… rifornimento.
Dopo questo breve periodo da uomo-cargo mi fu assegnato il ruolo definitivo di fattorino, ovvero consegna di raccomandate, telegrammi e piccoli pacchi. La differenza tra i due lavori era che come postino al mattino in ufficio si trovava la scrivania colma di posta della zona assegnata da ordinare, stipare nella borsa e consegnare il prima possibile; fatte le consegne il lavoro era finito: questo normalmente intorno a mezzogiorno.
Come fattorino invece si trovava un volume ridotto di posta sulla scrivania però il campo d’azione era più vasto, tutto il territorio assegnato a quell’ufficio postale. Il giro normalmente terminava verso le dieci ma al rientro trovavo qualche telegramma extra da consegnare. In genere facevo tre uscite giornaliere ed il lavoro terminava verso le ore quattordici.
Il ruolo di fattorino pur impegnando un maggior numero di ore (e la paga era sempre quella) era comunque migliore; più vario, più gratificante ovvero niente vagonate di pubblicità da consegnare ma poca ed importante corrispondenza. Ci scappava pure qualche mancia! In genere il padre di qualche novella sposa che riceveva le congratulazioni da amici e parenti lontani.
Con questo lavoro non sono mancati gli episodi curiosi ed anche divertenti ma di questo parlerò nella seconda parte dove leggende e realtà della vita di un novantista troveranno finalmente spiegazione (Sto parlando come Giacobbo! 🙄 )
Pensa, se continuavi quella carriera magari oggi consegnavi la posta anche a me! 😀
Rischiavi il posto di lavoro per un giorno di malattia? Ma alle poste sanno (sapevano) cosa sono i diritti del lavoratore? A parte questo penso che tu sia pure divertito in quel periodo o sbaglio?
belli anni. Il postino novantista penso sia stato un passaggio che pochi di noi hanno saltato negli anni 80 se non prima. I miei novanta giorni sono stati la parentesi tra la maturità e la naja.
Novantista anche io!!! Ma non ho mai beccato mance 🙁
@ mex: Ipotesi suggestiva… 😀
@ leonardo: Sulla questione diritti non so dirti di più, a me l’hanno venduta così.
Divertimento? Direi di si!
@ stefitiz: Un destino comune a tanti. Una figura, quella del novantista, credo ormai scomparsa, almeno dalle mie parti vedo girare solo postini-ufficiali da anni.
Bhe, è piacevole ripercorrere gli esordi di una carriera poi luminosa! Ricordi solo da spolverare un po’, ma rieccoli di nuovo nitidi, ci aiutano a restare giovano, alla fine, perchè ci riportano a come eravamo e pensavamo allora e non dovremmo mai lasciar addormentare i ragazzi che siamo stati. ^__^
Se hai fatto l’uomo-cargo probabilmente era periodo di elezioni, tante lettere alle famiglie piene di vota! vota! vota!
Beh… avevi almeno il Ciao!
A parte il fatto che sento per la prima volta il termine “novantista” , io ho sempre visto i novantisti di allora andare in bicicletta.
Ma quanti hanni hai Blu?
@ Diana: Concordo con ogni tua parola. 😀
@ dexter: Non credo fossero elezioni, in genere si vota in primavera, sarebbe stato troppo presto in ottobre. Boh… 😕
il THeO: Il mitico Ciao! 😉
Età? Su Libero ne ho 111, qui sono 46. Scegli tu.
GRANDE GIORGIO 🙂 Non solo descrivi e scrivi;perfettamente,ma ogni episodio
della tua vita:dimostra la tua grande,ammirevole volontà:di fare!
Parola di nonna Gi 😆 ciaoooooooo
E’ una domanda che mi pongo anche quando vedo girare i normali portalettere: ma nel caso ci si brutto tempo si consegna ugualmente la posta?
@ traslochi milano: Il tuo commento era finito in spam (link aziandale).
Visto che non hai ricevuto mance ti pubblico. 😉
@ gilda: Così mi fai arrossire nonna Gi!
@ paolo: Nella mia breve esperienza ho beccato solo un po’ di pioggia, non sono mai finito in mezzo ad un uragano! Penso prevalga il buon senso.
Non ho ma sopportato le poste con tutta la loro lentezza,confusione, disservizi, errori e così via. Mai e poi mai avrei accettato un lavoro del genere, neppure per 90 giorni. Mi sarei sentito male.
@ lovecraft: Il sistema poste non è tra i più efficaci e cerco di averci a che fare il meno possibile. Ciò non toglie che il loro sia un servizio per molte cose indispensabile e che la mia esperienza con loro sia stata comunque interessante e formativa.
E poi ad uno stipendio non si sputa mai sopra.
Ora sono curiosa di leggere 😯 il seguito. Già immagino l’ intraprendente giovin Caigo che , di cargo in cargo, sfrecciava sul Ciao … 😀
Stendiamo un velo pietoso sull’efficienza delle poste ed attendiamo di sentire la tua storia. In particolare vogliamo sapere quante cicatrici da morso di cane ti sono rimaste.
Ogni postino che si rispetti ne deve avere almeno una. 😛
@ skip: Più veloce della luce!
@ Sig Giovanni: Devo deluderti, niente cicatrici ma i cani ci sono. Vedrai.
😀 Fantastico, Theo:-))))
@ mariacristina: Non immaginavo che il THeO avesse un fan club! 🙂
:-)))))