18 Novembre 2025

Anche chi non segue il gioco del calcio saprà che si è conclusa da poco l’edizione 2012 del campionato Europeo, saprà che ha vinto la Spagna ed avrà visto ancora una volta come il nostro paese viva queste manifestazioni sportive: un’iniziale disamore/diffidenza, un crescendo d’entusiasmo e l’amarezza finale per aver fallito l’occasione di cogliere un risultato considerato impossibile solo poche settimane prima.
È stato anche il campionato dei significati “oltre il pallone” dove partite come quelle giocate dalla Germania contro Grecia e Italia profumavano di default e spread.
È stato anche il campionato delle tante piccole storie personali vissute dalle gente che ha seguito le partite. Storie, ad esempio, come quelle vissute da una coppia di miei concittadini: Italiano lui, Spagnola lei. Li ho incontrati pochi giorni dopo la finale vinta 4 a 0 dalla Spagna sull’Italia e la chiacchierata, non poteva essere diversamente, si è incentrata sulla partita di calcio.
Mi rivolgo a lei: «Allora? Avete faccio pace? Tuo marito a digerito la sconfitta?». I due si guardano sorridendo, poi lei risponde «L’altra sera io tifavo per l’Italia!».
Annuisco poco convinto così lei decide di spiegare la sua risposta.
Mi dice che la partita più bella per lei è stata quella vinta dall’Italia sulla Germania, una vittoria (per lei Spagnola) che sa di rivincita personale. Mi ricorda che lei lasciò la Spagna quand’era ancora bambina per seguire i genitori emigrati in Germania. Mi parla degli anni dell’adolescenza vissuti in un ambiente ostile, parla apertamente di razzismo, di cattiverie subite e diritti negati. Diritti disponibili “sulla carta” ma sempre a rischio visto che sono le persone che li devono applicare e se ti trovi davanti quello che ti vede solo come uno scomodo straniero c’è ben poco a fare.
Mi spiega che, a suo parere, anche in Italia c’è della discriminazione verso gli stranieri ma che la vede come una forma di diffidenza verso il nuovo, le cattiverie poi si limitano alle parole, allo scherno, in Germania invece si passava alle via di fatto con “scherzi” (molto) pesanti.
In Italia se dimostri di volerti Integrare ed hai voglia di lavorare ottieni anche il rispetto. In Germania questo alla sua famiglia non è mai stato concesso, ad un certo punto il padre chiuse l’attività che aveva aperto e decise di trasferirsi in Italia.
Il suo racconto, da me sintetizzato, dura alcuni minuti e la vedo accalorarsi mentre le parole le escono dalla bocca. Che strano…pensavo avremmo parlato di Balotelli o Fàbregas ed invece….
Mi sono allontano ripensando alle sue parole. Parole che, in tema di rapporti tra popoli, mi hanno ricordato una frase sentita tanti anni fa: “ Gli Italiano rispettano i Tedeschi ma non li amano. I Tedeschi amano gli Italiani ma non li rispettano”.
Frase da chiacchiere sotto gli ombrelloni? Cliché? Immagino di si. Resta che il fatto che: si parli di Italiani, Tedeschi, Spagnoli, ecc… prima di usare definitivamente il termine Europa con la “E” maiuscola ci sarà ancora molto da lavorare. Sulle persone.

11 thoughts on “Spagna, Italia e Germania oltre le pallonate

  1. Nel condominio dove vivo c’è una famiglia di marocchini. All’inizio stavano per conto loro e so che hanno avuto degli screzi con qualcuno per gli odori di cucina ma adesso sono ben integrati, ci si saluta, le loro bambine giocano con le figlie degli altri condomini, ci si da una mano per i lavoretti domestici.
    Insomma sono dei nostri, se capisci cosa intendi dire.

  2. Ancor oggi, nel 2012, quanti pregiudizi tra settentrionali e meridionali d’ Italia , d’Europa e del mondo. Il lungimirante 😯 Einstein disse che e’ più facile rompere un atomo che un pregiudizio.

  3. @ il THeO: Il nostro è il paese dei campanili. Se c’è “rivalità” con chi vive accanto a noi, separato solo da un fiume o una collina, figuriamoci con chi arriva da qualche centinaio di km di distanza.
    @ paolo: Si capisco. Qualche difficoltà iniziale e poi l’integrazione. Non capita sono con gli extracomunitari, loro sono…l’attualità ma queste situazioni ci sono sempre state anche tra Italiani.
    @ Skip: “Zio Albert” era uno che ci capiva! 🙂 Non a caso una sua citazione è il motto di questo blog.
    – – – Devo scappare, ci si legge con calma domani – – –

  4. Ahi, quanto hai ragione caro Giorgio sulla “UNIONE EUROPEA!” 😕

    Abbraccerei la saggia Signora spagnola 🙂

    Ciaooooooo smackkkkkkkk :mrgreen:
    (breve e concisa) 😆

  5. Va bene il no al razzismo ma certe cose ti mettono a dura prova.
    Perché la giustizia è così debole nei loro confronti? Reati a nastro e te li trovi liberi dopo due giorni!
    Perché i loro diritti scavalcano quelli degli italiani? Le case popolari finiscono quasi tutte a loro!

  6. E’ un male comune quello che ha vissuto la signora spagnola.
    Anche tanti italiani hanno dovuto mangiare fango (mi limito al fango) per guadagnar due soldi in germania. E quelli che andavamo a lavorare, a volte anche a morire nelle miniere del belgio?

  7. @ gilda: Porgerò i tuoi apprezzamenti alla signora 🙂
    @ leonardo: Aaahhhh…cuor di tifoso. Orsù! Un buon gelatino fresco e passa tutto. 😉
    @ marta: Purtroppo non sono in grado di dare delle risposte soddisfacenti alle tue domande. Quello che dici succede…è vero, ma non mi sento di dire che gli stranieri siano il problema, sono l’effetto; l’effetto di un sistema arrovellato dalla burocrazia…e qui il discorso di farebbe lungo.
    @ franco ruggeri: Tutta povera gente che cerca di migliorare la propria esistenza. Cambiano anni e popoli ma la sostanza no.

  8. Non esiste un pensiero “europeo” nè il concetto radicato di unità europea. Ogni stato membro è ancora chiuso nel propri interessi territoriali e permeato di pregiudizi. La strada da percorrere è lunghissima… non abbiamo ancora superato, per parlare di Italia, il divario tra Nord e Sud, figurati…

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