
“Oh Romeo Romeo perché sei tu Romeo!?” – “Beh…un attimo, calma! Intanto chiamami Pompeo e non Romeo!” –
Come minimo fareste un balzo sulla poltrona se durante una rappresentazione teatrale vi proponessero questa brusca variazione nel testo di Romeo e Giulietta, il classico che più classico non si può. Eppure se lo spirito del teatro dovesse in qualche modo intaccare il mondo reale una situazione del genere potrebbe capitare davanti ai nostri occhi.
Questa contorta introduzione mi serve per raccontare la storia di Pompeo C. serenamente deceduto di vecchiaia poche settimane fa.
Ai miei occhi Pompeo C. aveva duecento anni! Ero bambino e lui era già vecchio. Un uomo alto e magro che indossava estate ed inverno una giacca grigia e che a bordo della sua bicicletta passava davanti alla mia casa portando sempre alcune cassette di verdura in equilibrio sul manubrio. Sprezzante dell’età che avanzava, sprezzante dei pericoli della strada (negli ultimi anni la vicina provinciale è diventata quasi un autodromo), sprezzante delle cadute e dei rimproveri di polizia municipale, carabinieri e finanzieri Pompeo C. ha continuato a girare con la sua bicicletta fino a pochi mesi dalla sua morte.
Qualche giorno fa, avendo l’occasione di passare per il cimitero, decisi di far una visita alla sua tomba e li, di fronte alla lapide, ecco la scoperta: Il vero nome di Pompeo C. in realtà era Romeo C.! Rimasi stupito dalla “rivelazione” così come erano rimaste stupite (ho saputo in seguito) le persone che avevano partecipato al funerale. Pochissimi erano quelli che conoscevano il vero nome di Pompeo C. (per me rimarrà tale).
La cosa mi ha fatto riflettere non poco. E’ vero che i soprannomi esistono da sempre; dalle mie parti Giovanni era Bepi, Antonio era Toni, ecc… forme contratte del nome originale oppure nomignoli di pura fantasia, ma qui si parla di un nome reale sostituito da un altro nome reale! E non si tratta di un episodio isolato: ricordo il caso di un uomo ricoverato in ospedale dopo un incidente stradale. Ad un’infermiera venne detto “In pronto soccorso è arrivato un tale *** **** , è un tuo parente?” – “Non so chi sia” – Aveva risposto lei. In realtà era suo zio ma lei, come tutti, lo conosceva con un nome che non era quello scritto sui documenti.
Situazioni analoghe possono presentarsi anche con i cognomi. Faccio un esempio personale. La mia famiglia ha un cognome tipicamente Veneto e diciamo “ordinario” ma per la gente della zona (…le vecchie famiglie) siamo conosciuti come “bùscarei”, forma alterata di “bruscar” ovvero “potare”, questo perché i miei…avi lavoravano nei frutteti/vigneti. In questo esempio il soprannome è facilmente riconoscibile ma conosco famiglie dove le cose si complicano e di parecchio. Immaginate una ipotetica famiglia Bianchi conosciuta come famiglia Rossi, ecco, questa è la situazione.
Ora mi chiedo: questo giocare con nomi e cognomi è caratteristico solo del triveneto o funziona così anche altrove? E poi, che senso ha sostituire nomi e cognomi veri con soprannomi altrettanto veri? Se qualcuno me lo sa spiegare……
Funziona(va) così anche nella mia provincia, nei paesi piccoli dove tutti, almeno tra gli anziani, si conoscono e la confidenza è più stretta. Qui si usa molto il soprannome canzonatorio chiamato scormagna: si può costruire a partire da una caratteristica fisica (umì, “birillo”, detto di persona magra ma con i fianchi e il sedere larghi), da un episodio della vita (maia lümàgoch, “mangia lumaconi”, appioppato a un amico di mio nonno quando ancora era bambino per aver messo in bocca una lumaca), dal mestiere o da un’abilità particolare (fulaghì, l’asso di coppe nelle carte bergamasche, detto di un ometto scaltro al gioco), o può essere un semplice diminutivo (mio nonno si chiama Giuseppe ma lo chiamiamo tutti Pepi).
Mi diverto un sacco a scoprirne di nuovi.
dexter è il mio soprannome ma come potrai immaginare è una cosa moderna ispirata al telefilm. Non mi risulta che i miei genitori e i miei nonni avessero dei soprannomi.
Investigherò. 8)
anche nella mia famiglia, di origine trevigiana, c’era questa usanza, tanto che delle mie zie per me avevano un nome ben distante da quello reale. In comune con te c’è sicuramente l’origine contadina della dinastia. però mi risulta che anche a Venezia una volta si usava. Il motivo però resta sconosciuto.Ormai penso sia un’usanza in disuso, anche se a Chioggia e Sottomarina è perfino riconosciuto a livello legale.
Mi hai fatto venire in mente un bellissimo libro di Axel Munthe “La storia di San Michele”.
……”L’altra lettera era per la gentilissima Signorina Rosina Mazzarella. Sembro’ piu’ difficile rintracciare questa signora. Era la Caciovallara? o la Zopparella? o la Capatosta o la Femmina antica? o Rosinella pane asciutto? o forse la fesseria o forse la moglie di pane e cipolla?”….. 😆
Da nord a sud, il soprannome unisce l’Italia. Spesso serve a caratterizzare una persona quando porta un nome molto frequente nella comunità. Quando i nomi sono diversi da quelli registrati all’anagrafe, spesso è perché registravano il nome “per obbligo familiare” e si riscattavano poi chiamando il figlio/a con il nome che ai genitori piaceva di più.
Domani controllo i documenti dei miei genitori.
Non si sa mai! 😯
@ Ross: In questo allora Bergamo e Venezia sono sulla stessa lunghezza d’onda. 😀
@ dexter: Facci sapere cosa scopri… 8)
@ stefitiz: Chioggia credo sia un caso veramente estremo. Una manciata di nomi e cognomi coprono l’intera popolazione, senza un “aiutino” sarebbe veramente dura.
@ semplice: Hai ragione! Mi vengono in mente un sacco di persone che portano il nome del nonno o qualche personaggio “importante” del loro periodo.
Nel ventennio fascista i piccoli Benito spuntavano come funghi. 😉
@ zago: Sarei curioso di sapere quale scusa invererai per farti consegnare i documenti. 😛
Romeo o Pompeo che fosse quest’uomo dev’essere stato un bel personaggio.
Mi piace come lo hai descritto. Sprezzante!!!
La mia è una famglia numerosa e tutti abbiamo i nostri soprannomi.
Il mio non te lo dirò mai! Nemmeno sotto tortura! 😈 😉
Busto Garolfo: sto pregando sulla tomba di mio nonno, ma la fisionomia, nella vecchia foto, non è la solita.
Mio nonno, con lo stesso nome e cognome, giaceva tre tombe più in là.
Era quindi imperativo distinguere i vari ceppi: mio nonno apparteneva al ceppo dei “Manò”, il suo omonimo a quello dei “Batèl”
@ Sig Giovanni: Con “sprezzante” ho un po’ calcato la mano, in realtà era un uomo di una semplicità tranquillità unica.
@ mex: Adesso mi hai incuriosito…….
@ il THeO: Praticamente Busto Garolfo come Chioggia! 😀
E’ una consuetudine che si sta perdendo ma anche nel pavese, soprattutto nei paesi piccoli, al tempo dei miei nonni c’era l’abitudine di appioppare soprannomi che venivano ereditati come i titoli nobiliari… dipendentemente da lavori, episodi particolari, per cui anche alla quarta generazione ci si ritrovava indicati come il bisnipote del tale…
Clamoroso!!! Anche i miei nomi avevano un soprannome! 😯
Mio nonno aveva vissuto tanti anni in belgio e per questo era detto foresto.
Penso a come deve esserci rimasta male l’infermiera dopo aver saputo dello zio. 😕
@ Diana: Il bello è che alla quarta generazione diventa difficile ricordare o anche capire il senso del soprannome
@ dexter: Svelato l’arcano!
@ paolo: Concordo. Ti crollano le certezze.