Voglio un Capo del Governo Giapponese

governo giapponeseRicordate quando si parlava di Giapponesi copioni? Li vedevamo arrivare con le loro fotocamere al collo e rimanevamo stupiti della loro frenesia nel cercare sempre nuovi soggetti da immortalare. Fosse la Fontana di Trevi o un sasso colorato in mezzo al nulla non faceva differenza, loro fotografavano tutto con la stessa passione e attenzione.
Poi cominciarono ad arrivare i loro prodotti sui nostri mercati (un anticipo della globalizzazione) e cominciammo a porci della domande tipo “Hei! Ma questo non ti ricorda …? Ma questo non è proprio uguale, uguale a…?”
Copioni! Sentenziammo subito. Poi, nel giro di qualche anno, ridimensionammo il nostro orgoglio ferito ed iniziammo ad apprezzare quel made in Japan che era riuscito a mediare qualità e funzionalità con il buon gusto (anche copiando).
Bene, oggi nel 2014, non potremmo diventare un po’ Giapponesi anche noi? Non dico culturalmente o in tema di produttività, ma più semplicemente a livello ideologico e di umiltà.
In quali settori? Politica e pubblica amministrazione.
Negli ultimo decenni si è creato una bolgia di leggi e leggine che è riuscita a confondere tutti, probabilmente anche gli stessi che le hanno emanate. Abbiamo un sistema fiscale schizofrenico, troppo complicato e pieno di falle, la burocrazia è un percorso ad ostacoli dove anche il semplice far valere i propri diritti diventa un’impresa e ti fa desistere dal lottare. E le soluzioni? Ben poche in questi anni, le azioni più creative sono state introdurre nuovi balzelli e inventarsi nomi nuovi per quelli vecchi (iuc, tari, tasi, imu, iva, irpef, ires, irap, ivie, ivafe…. ).
A questo punto lancerei una provocazione, perché non ci prendiamo un bel capo del governo Giapponese? Non dico che dovrebbe avere gli occhi a mandorla, ne lui ne il suo seguito di collaboratori, ma una mentalità copiona (nel senso positivo del termine) questo si.
Pensiamoci. Ogni volta che ci lamentiamo per un male tutto Italiano salta fuori qualcuno (web, tivù, giornali, amici…) pronto a farci presente che in Germania “fanno così”, in Spagna “costa la metà”, Negli U.S.A. “bastano poche ore”, in Svezia “è gratis”, ecc…
Quindi: perché ostinarsi a cercare soluzioni ai problemi con delle formule che storicamente si sono dimostrate fallimentari quando basterebbe copiare (diciamo “importare” che fa più chic) dagli altri stati le loro formule più azzeccate?
Vi sembra qualunquismo? Vi sembra tutto troppo facile così a parole? Può essere, ma qualcosa si potrebbe provare, anche rischiarando di commetterete degli errori. In fondo, di errori ne sono stati fatti già tanti, qualcuno in più non cambierebbe di molto le cose.

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14 commenti

  1. Sono anni che la penso così e non credo di essere l’unico. Sai com’è? Non vogliono copiare dagli altri perché così facendo non riuscirebbero a farei propri interessi e quelli dei loro amici che li hanno messi li!

  2. Il problema non è cambiare gli eletti, ma gli elettori. i nostri governanti rappresentano esattamente la maggioranza dell’elettorato che va a votare. da noi chi evade è un eroe, chi truffa è uno che ha capito come si fanno i soldi, chi lecca fa carriera, chi corrompe è un vincente. chi volevi che eleggesse questo bel popolo? gli onesti, i capaci, i competenti se possono vanno all’estero, se non possono si riducono a vivere in questo inferno di paese.

  3. Son tutti d’accordo ad infamare i vari governi e governanti, ma poi, molti, nel loro piccolo si comportano allo stesso modo. Il problema dei tempi odierni è che non si è lungimiranti, si fanno scelte politiche che devono dare dei risultati immediati, per avere il consenso popolare, mentre le vere capacità politiche si vedono nel tempo. Ad esempio le scelte scellerate degli anni 80 di mandare in pensione persone giovani con pochi anni di lavoro, si stanno pagando ora con l’allungamento dell’età lavorativa. Questo passaggio era quasi obbligato, visto che si è allungata la vita media, ma forse sarebbe stato più graduale e quindi meno traumatico. Quindi sono d’accordo con chi vuole cambiare gli elettori, i capi di governo cambierebbero di conseguenza.

  4. Sono d’accordo con te, invece di dire: facciamo così perchè l’Europa lo vuole, copiamo da altri Paesi più evoluti!

  5. @ franco ruggeri: La tua è un’ipotesi veramente amara.
    @ Sig Giovanni: Non sentono, non vedono, non parlano. Come le scimmiette.
    O forse no, per parlare parlano anche troppo.
    @ Massimiliano Puca: Già, prevale ancora la mentalità del “più furbo”.
    Furbo che poi a volte è il primo a lamentarsi.
    @ paolo: Meno male che scherzavi, l’idea di nuovo partito mi stava già facendo venire l’orticaria!
    @ semplice: Si, accontentare l’elettorato a breve termine a sempre ripagato le scelte politiche del passato. Però adesso il tempo è passato, i nodi sono venuti al pettine e lo scontento si è diffuso a 360°. I vecchi metodi non funzionano più.
    @ grazia: La formula del coraggio e dell’umiltà. Provassero….

  6. Sai che io ne capisco poco di queste cose ma di una cosa sono certa. Ci vuole semplicità, le cose difficili prima o poi si bloccano perché qualcuno finisce con interpretarle male e sbagliare.
    Buona domenica 😀

  7. I vecchi metodi non servono ma gli italiani vogliono ancora i vecchi metodi del tutto e subito, come i bambini che vivono nel “qui ed ora”., per cui se non si cresce (cambio di mentalità ) faremo poca strada.

  8. @ mex: Per essere una che ne capisce poco hai le idee chiare.
    @ Chiara: Di sicuro non esiste il paese perfetto, ho reso il Giappone come esempio di “metodo”.
    @ stregamorgause: Possiamo accontentarci di qualche Italiano dalla mente aperta 🙂
    @ semplice: (visto e letto il link) Il cambio di mentalità farebbe la differenza ma quanto tempo potrebbe volerci? Dalle chiacchiere nel blog si è capito che noi (quattro gatti…) più o meno la pensiamo allo stesso modo, posso immaginare che, per logica, tanti altri condividano queste idee ma: A) Alla fine forse siamo sempre troppo pochi. B) Quando si va a votare tanti perdono il coraggio di cambiare. B1) Quelli che votiamo disattendono le promesse.

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