Pesce di novembre

A volte ho l’impressione che a certe notizie ci si abitui con troppa facilita’ e si finisca con il dare per scontato che alcune cose succedono e non ci si può fare nulla. Sara’ che di fronte alle truffe e’ facile indignarsi ma e’ altrettanto facile “glissare” il tema se disgraziatamente facciamo parte della categoria delle vittime. Un esempio? E’ di qualche giorno fa la notizia che nella mia provincia, e nella mia città in particolare, ad una serie di controlli da parte delle autorità preposte (scrivo quasi come un giurista…), si è scoperto che alcune pescherie e ristoranti rifilavano ad alcuni clienti del pangasio spacciandolo per cernia. Ora, non voglio entrare nella polemica sull’allevamento del pangasio; di tutti i dubbi legati alla sua provenienza, sulla qualità delle sue carni e se sia giusto o meno che circoli nelle nostre mense, in particolare quelle di scuole e ospedali, di tutto questo stanno dibattendo in tanti ormai da tempo. Quello che invece mi fa prudere i nervetti in questo momento è l’aspetto etico della storia visto che, per l’ennesima volta, ci troviamo di fronte al solito gruppo di “furbetti creativi”. Gente che con il sorriso stampato in faccia ti vende un prodotto, o meglio, l’illusione  di un  prodotto pregiato con un altro di valore infimo guadagnandoci così vagonate di soldi extra che gli permettono di cambiare il macchinone ad ogni cambio di stagione e farsi la vacanza esotica un anno si e un anno…si.
Come ho detto di questa storia si è parlato poco, forse perché coperta da altre vicende più eclatanti o forse perché in una qualche forma di rassegnazione la cosa finisce per passare quasi innoservata ai nostri occhi. Grugniamo due parole di disprezzo mentre leggiamo la notizia e poi la lasciamo nel freezer della nostra memoria insieme ai filetti di cernia (vera cernia?) nel freezer…quello vero.
Possiamo anche immaginare come andrà a finire la storia per i commercianti coinvolti in questa truffa (diciamolo, è una truffa). Solo se c’è qualche pirla nel gruppo, questo avrà dei seri problemi, nel senso che si vedrà chiusa l’attività per qualche tempo, ma è una cosa piuttosto rara, a memoria non ricordo situazioni del genere nel mio territorio. Cosa più logica e probabile per tutti è la condanna a pagare una bella multa, forse neppure tanto salata se riescono a tirarla per le lunghe, sicuramente non tanto salata da metterli economicamente in difficoltà, visti i guadagni interessanti derivati dalla loro gestione creativa degli affari.
E noi? Noi restiamo con il dubbio. Continuiamo a frequentare la nostra pescheria di fiducia sperando che non sia una di quelle coinvolte nel losco affare perché di più non possiamo fare. In realtà qualcosa si potrebbe fare se il nostro sistema giudiziario lo permettesse. Dando per scontato che le indagini siano state fatte in modo corretto e non si rischi di mandare alla pubblica  gogna dei commercianti onesti per delle leggerezze o fretta di concludere, accertato tutto questo, a tempo debito, basterebbe rendere pubblici i nomi dei “furbetti creativi” ed il problema sarebbe risolto. Quale miglior punizione di vedersi abbandonare dai propri clienti delusi e incazzati? Un danno d’immagine (corretto) può dare risultati ben più importanti di una multa o una condanna a qualche mese di galera virtuale. In questo modo si può pensare ad un ridimensionamento  di questo genere di truffe perché a nessuno, “furbetti creativi” in testa piace l’idea di farsi spillare dei soldi dalle tasche, altro che scherzetti.

Unisciti alla discussione

8 commenti

  1. Io tempo fa ho piantato casino in un supermercato perché nel reparto pesci avevano tolto dai cartellini la dicitura “pescato” o “allevato”. Le hanno rimesse poi queste diciture.

  2. Avete mai visto qualche filmato dove mostrano come viene allevato il pangasio?
    Io mi stupisco che ne venga autorizzata l’importazione. Non dovrebbe circolare sulle nostre mense.

  3. Confesso che sono dovuta andare a vedere che è sto pangasio, credevo fosse il famigerato pesce siluro, che anche lui lo spacciano per altre cose. Ma, dimmi, a parte la truffa economica : se pò magnà o è tossico????

  4. @ alberto – la solita trasparenza negata.
    @ bluetooth e Aleph – Sul pangasio c’è sempre tanta discussione.
    Da una parte chi ne loda le qualità nutritive ed il costo contenuto. Dall’altra che sottolinea come questo pesce venga allevato in acque inquinate da arsenico e mercurio e venga nutrito spesso con mangini prodotti con gli scarti del pangasio stesso…insomma non sarebbe proprio il massimo della goduria gastronomica.

  5. Io mangio poco pesce, troppo poco. Spero che la pescheria dove mi servo sia onesta perché difficilmente sarei in grado di riconoscere questo pangasio.
    Comunque non è giusto puntate tutto sulla fiducia, devono trovare dei rigidi sistemi di controllo, devono, anche se io non saprei suggerire come 🙁

  6. Un intenditore ed un buongustaio credo si accorga delle differenze. Per tutti gli altri… se non sanno distinguere… è meglio che acquistino del tonno in scatola!

  7. @ Diana – (e di riflesso mexico). Anche sul tonno, o presunto tale, si potrebbe aprire un dibattito… è vero che un intenditore teoricamente non dovrebbe farsi fregare, ma il punto non è stabilire quanto siamo competenti ma quali e quanti mezzi abbiamo per difenderci dai truffatori. Posso essere esperto in alimenti ma non è detto che lo sia in farmacia, posso essere esperto in gioielli ma non è detto che lo sia in auto/motori. Insomma…da qualche parte si è sempre vulnerabili.
    @ antonio – lago vittoria, immagino ti riferisca al persico del nilo. Anche qui…si apre tutto un mondo.

Lascia un commento

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi