Il Web che non mi piace

«È l’invasione degli imbecilli». Con queste parole qualche anno fa Umberto Eco esprimeva il suo pensiero sul successo dei social media. «Danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività…ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel».
In effetti quel meraviglioso strumento che è il web in parte si è riempito di soggetti che ne hanno fatto il loro campo di battaglia personale, il pulpito che altrimenti non potrebbero permettersi dove poter gridare la propria rabbia senza il rischio di sentirsi sovrastare la voce da altri. Altri che possono ribattere pure con le stesse armi ma che il nostro soggetto può beatamente ignorare.
Il web si è pure riempito di tuttologi ed esperti del nulla in grado di attirare masse alla ricerca di un bene comune che, badate bene, come regola principale deve proporre soluzioni alternative a tutto ciò che la collettività segue abitualmente “indotta” dalle varie caste politiche, lobby economiche, militari, ecc…
Facciamo un esempio?
Immaginiamo che domani, colto da improvviso stato di grazia mentale, decida di aprire una rubrica su queste pagine dove affermi che un paio di granelli di sale rosa dell’Himalaya inseriti regolarmente nella nostra colazione portino dei benefici alla nostra salute in grado di azzerare le possibilità del sorgere di X malattie.
Andiamo oltre? Potrei affermare che lo stesso sale può essere l’elemento base per la realizzazione di un motore elettrico completamente green. Magari potrei pubblicare un video su YouTube dove mostro un prototipo del motore e ci faccio funzionare la mia lavatrice.
Bello vero? A questo punto qualcuno vorrà pormi delle domande ma, soprattutto, vorrà toccare con mano, capire. Perché, ricordiamolo: Affinché un esperimento sia credibile deve essere ripetibile, il che significa che altri soggetti/ricercatori devono essere messi nelle condizioni di replicare lo stesso esperimento ed ottenere gli stessi risultati.
Ebbene, potete star certi che arriverà qualcun altro ad accusare il primo di essere un servo del sistema, di non avere una mentalità aperta, di difendere concetti ormai superati e, alla fine, quando non avrà più argomenti per ribattere chiuderà con un fragoroso “tu non capisci un cazzo!”
Al di là di questi semplici esempi per farsi un’idea del degrado delle conversazioni in rete basta andare “in coda” agli articoli di cronaca e politica. Gli insulti verso i protagonisti degli articoli, verso i giornalisti ma anche tra gli stessi lettori sono all’ordine del giorno, non semplici battute, insulti pesanti, persino auguri di morte.
Qui non si parla più di confronto di idee ma di “caccia al nemico”, una cosa che trovo disgustosa che sta contribuendo, e non poco, a farmi tenere lontano dal web.
Sono diventato sostanzialmente un lettore silenzioso e probabilmente non tornerò più ad essere “social” come in passato (e non ero comunque un gran chiacchierone della rete).
Attenzione, tutto questo discorso non va tuttavia preso come una forma di resa agli imbecilli citati in precedenza.
Pur capendo il concetto espresso da Umberto Eco non mi sento di condividerlo al 100%.
Pensiamoci. Siamo veramente sicuri di voler lasciare campo libero agli imbecilli soltanto perché troviamo fastidiosi i loro interventi?
Gli anni della verità assoluta, se mai sono esistiti, sono finiti. Tutto il nostro sapere, la cultura di un popolo, pure le nostre idee, tutto viene messo in discussione. Dobbiamo renderci conto che difendere la verità, senza cadere nell’ottusità, è faticoso. È un impegno non da poco, soprattutto per chi non ha la formazione, la cultura, ma anche più semplicemente la forza per farlo.
Sono finiti i tempi dove pochi parlavano: dai giornali alla televisione, dalla radio ai libri, e tutti gli altri ascoltavano. Ora tutti possono dire la loro, lo hanno capito anche i politici che si sono buttati senza paura sui social. Non parliamo di una mossa suicida, sanno che apparire su Twitter comporta il ricevere uova (virtuali) in faccia ma sanno anche che fa parte del gioco.
Per concludere. Vorrei quasi spezzare una (piccola) lancia in favore degli imbecilli. Teniamo a mente che se una parte del popolo del web ha mollato lo scambio di gif animate a Natale, le foto del tacchino al forno della nonna Maria o le tette della pornostar di turno per passare…”al lato oscuro” è pure colpa di tanti intellettuali (?) che nei salotti televisivi (tanto per fare un esempio) da anni si insultano e minacciano di querela sugli argomenti più disparati.
Poi non c’è da stupirsi se la gente comune si infervora e si accoda ai loro deliri.
Ma c’è un piccolo dettaglio da considerare. Loro, dopo essersi scannati davanti alle telecamere si alzano, e vanno a cenare insieme.
E noi?

 

L’immagine in evidenza è tratta da maxipixel.net sotto licenza di Dominio Pubblico CC0

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