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I fondamentalisti del complotto

A volte ci si ripromette di non tornare più su certi argomenti, in particolare quelli dove la parola complotto la fa da padrona. Non perché i temi non meritino di essere approfonditi, anzi, ma perché si entra in un campo minato dove le non certezze vengono equiparate alle certezze. Risultato? Discussione e confronto lasciano spazio a rigidità ed insulti.
Non voglio citare come esempio l’attuale situazione Covid (fin troppo facile), vorrei tornare al caso che è diventato forse il simbolo della corrente complottista. L’11 Settembre 2001.
I fatti di quel giorno si possono dividere in tre momenti. Prima, durante e dopo.
Sul prima e sul dopo non mi sento di andare totalmente contro le opinioni di chi ha la convinzione che le cose non siano andate proprio come ce le hanno raccontate.
Se escludiamo le ipotesi surreali qualche dubbio su possibili connivenze, omissioni o addirittura complicità che abbiano favorito gli attentati, ci può stare. Si sa che la gestione dei poteri non fa rima con onestà e correttezza.
L’accanimento dei fondamentalisti del complotto invece è la cosa che mi lascia perplesso.
C’è stato chi ha parlato di ologrammi a Manhattan o di missili al posto degli aerei. Per farla breve un insulto a chi ha vissuto in prima persona quella tragica mattinata.
Dopo tutti questi anni penso non sarà un problema se aggiungo su queste pagine un’ulteriore piccola testimonianza. Anche perché dubito si possa ritenere un “segreto di stato”.
Ricordate i primi video mostrati dalle televisioni? Forse il primo in assoluto quello di un gruppo di vigili del fuoco che stanno facendo un’ispezione in strada, forse per una presunta fuga di gas (l’immagine di presentazione del post è un fotogramma di quel video).
Ebbene, in quel punto, pochi istanti prima erano passate alcune giovanissime ragazze che, da brave Italiane, avevano attraversato la strada in modo, diciamo, scorretto, ricevendo per questo il rimprovero del capo squadra.
Anni dopo ebbi modo di conoscere il fratello di una delle ragazze.
Raccontò che la sorella rimase (comprensibilmente) scossa da quella esperienza e che le ci vollero anni pere ritrovare un minimo di serenità. Mi raccontò che per un certo periodo smise praticamente di uscire di casa per il timore di sentire la SUA storia raccontata da altri in modo distorto.
Capitò che ad una serata in pizzeria sentisse i vicini di tavolo discutere sull’11/09. Dopo un po’ lei si alzo e corse fuori piangendo, non era in grado di reggere alla tensione di quei ricordi.
Ci fu chi arrivò a dire che si era inventata tutto, che era malata di protagonismo, che non era mai stata a New York e che i timbri sul passaporto erano falsi.
Per farla breve: qualunque cosa per denigrare una verità, una testimonianza difforme dalla realtà vista nella fase del “durante”.
Come dicevo: perplessità sulle versioni del prima e dopo le posso capire. Sul durante no. Qualcuno me lo dovrebbe spiegare, o forse no, tanto temo che le cose non possano cambiare. Tutti fermi sulle proprie convinzioni.

L’immagine in evidenza è un fotogramma estratto dal documentario Fa11/09

2 pensieri riguardo “I fondamentalisti del complotto

  • Bello ritrovare un tuo articolo su un argomento così forte. Povera ragazza, speriamo stia veramente bene ora.
    E spero di poter tornare dalle tue parti. Io e la mia famiglia abbiamo un bel ricordo della giornata passata insieme.

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  • Non ero ancora nata nel 2001 ma ne abbiamo parlato a scuola. Deve essere stato veramente terrificante trovarsi a NY quel giorno.

    Rispondi

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